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Il tracollo del commercio globale sospinto dalla discesa delle materie prime
L’Unctad prevede per il secondo trimestre una flessione del 27%. Una brusca frenata, per un settore penalizzato dal crollo dei prezzi delle commodities e dall’incertezza sulla portata della crisi economica. 19/5/20
La Pandemia sta causando uno shock senza precedenti sul commercio globale. Secondo gli ultimi dati della Conferenza delle Nazioni unite sul commercio e lo sviluppo (Unctad), pubblicati il 13 maggio in un rapporto congiunto di 36 organizzazioni internazionali, la diffusione del Covid-19 ha ridotto i valori del commercio globale del 3% nel primo trimestre del 2020. La flessione dovrebbe accelerare nel secondo trimestre raggiungendo il 27% rispetto al periodo precedente.
Secondo il Rapporto, il calo del commercio globale è accompagnato da una forte diminuzione dei prezzi delle materie prime, scesi precipitosamente dal dicembre dello scorso anno. La Pandemia ha colpito sia la domanda che l’offerta di commodities: effetti diretti da arresti e interruzioni delle catene di approvvigionamento, effetti indiretti per il blocco della crescita economica. L’indice dei prezzi delle materie prime del libero mercato dell’Unctad (Fmcpi), che misura i movimenti dei prezzi delle materie prime esportate dalle economie in via di sviluppo, ha perso l’1,2% del suo valore a gennaio, l’8,5% a febbraio e un enorme 20,4% a marzo. Il crollo registrato a marzo è stato un record nella storia del bollettino dei prezzi dell’Unctad. A confronto, durante la crisi finanziaria del 2008 la massima diminuzione da un mese all’altro fu del 18,6%. All’epoca, osserva l’Unctad, la decrescita durò sei mesi. Preoccupa invece il fatto che la durata e la portata dell’attuale “tendenza decrescente riguardo ai prezzi delle materie prime e al commercio globale rimanga incerta”.
Il petrolio, in particolare, che muove di fatto industrie e mezzi di trasporto delle merci, ha subito le peggiori conseguenze, risentendo del calo di domanda proveniente dall’Asia e in particolare dalla Cina. I prezzi del greggio sono crollati da gennaio, raggiungendo un minimo storico ad aprile, con alcuni benchmark scambiati a livelli negativi. Secondo il Commodity markets outlook pubblicato ad aprile dalla Banca mondiale, i prezzi del petrolio dovrebbero raggiungere una media di 35 dollari al barile nel 2020, con un calo del 43% rispetto alla media del 2019. Secondo l’Opec, tuttavia, i valori torneranno a crescere già entro la seconda metà di quest’anno, raggiungendo i 40 dollari al barile.
Anche i prezzi della gomma naturale e del platino, entrambi fortemente utilizzati dall’industria dei trasporti, sono crollati. L’arresto dell’attività economica ha messo a dura prova le materie prime industriali, come il rame e lo zinco, e quest’anno i prezzi dei metalli dovrebbero scendere. Una decelerazione della crescita economica in Cina, che rappresenta metà della domanda globale di metallo, peserà sui prezzi dei metalli industriali. D’altro canto, in controtendenza rispetto alle altre materie prime, l’oro, bene rifugio per eccellenza, ha raggiunto il prezzo massimo da febbraio 2013, anche se poi ha subito una brusca correzione di prezzo. Nel complesso, i prezzi dell’energia, che includono anche gas naturale e carbone, dovrebbero essere in media inferiori del 40% nel 2020, anche se è previsto un considerevole rimbalzo l’anno prossimo.
Il mercato delle materie prime agricole ha mostrato di reggere meglio alla crisi, con un calo dei prezzi intorno al 4%. Hanno fatto eccezione la gomma, che è calata fortemente, e il riso, che è aumentato a causa del peggioramento delle condizioni delle colture e alcune restrizioni commerciali. Come osserva la Banca mondiale, “si prevede che i prezzi agricoli rimarranno sostanzialmente stabili nel 2020, poiché i livelli di produzione e le scorte della maggior parte degli alimenti di base sono ai massimi livelli”. Allo stesso modo, la produzione di prodotti agricoli, in particolare la prossima stagione, potrebbe essere influenzata da interruzioni nel commercio e nella distribuzione di fattori produttivi come fertilizzanti e pesticidi. D’altronde gli ostacoli alle catene di approvvigionamento hanno già influenzato le esportazioni da alcuni mercati emergenti e lo sviluppo di economie di prodotti deperibili come fiori, frutta e verdura.
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di Andrea De Tommasi