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Goal 8: il Next Generation Eu serve alle future generazioni, e non ad aumentare il Pil
Neet, smart working, istruzione di base, divario di genere. Queste le tematiche affrontate dal convegno del Goal 8, che ha sottolineato la necessità di includere i giovani nel dibattito sull’assegnazione delle risorse. 5/10/20
“L’evento nazionale del Gruppo di Lavoro dell’ASviS sul Goal 8 (Lavoro dignitoso e crescita economica) è stato ideato per affrontare in maniera integrata il problema della disoccupazione giovanile in Italia, le sue conseguenze e impatti sociali, nonché le differenze di genere e distribuzione territoriale acuite nell’era Covid-19”. Questa la dichiarazione programmatica del convegno nazionale del Goal 8, organizzato dalla Luiss in collaborazione con il Gdl dell’ASviS sul Goal 8 e con il contributo di Mediocredito centrale - Invitalia, diffuso in rete il 2 ottobre, in diretta dalla sala della Libera università degli studi sociali Luiss Guido Carli. L’obiettivo dell’evento è stato anche la produzione di una call to policy da adottare nel breve, medio e lungo termine per conseguire gli Obiettivi dell’Agenda 2030, riferendosi in particolare i Target 8.6 (ridurre entro il 2020 la percentuale di giovani disoccupati che non seguano un corso di studi o corsi di formazione) e 8.b (sviluppare e rendere operativa entro il 2020 una strategia globale per l'occupazione giovanile e l'attuazione del Patto globale dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro). L’evento è stato moderato da Luciano Monti, coordinatore Gruppo di Lavoro sul Goal 8, il quale ha riportato le domande ai conferenzieri provenienti da vari istituti scolastici di tutta Italia.
“Ma perché questo tema?”
A domandarselo è stato Roberto Pessi, prorettore alla didattica dell’università Luiss Guido Carli, in apertura del convegno. “Perché è chiaro che soprattutto nel nostro Paese questa è una questione significativa, che si lega al tema della sostenibilità sociale quanto ambientale. C’è il problema del gap generazionale, dell’occupazione, dei Neet, della previdenza sociale. Un quadro complessivo che porta molti di noi a parlare di un violento strappo generazionale”, conclude Pessi.
“Bisogna promuovere un concetto di giustizia intergenerazionale, in cui sicurezza e benessere attuali non vadano a intaccare le opportunità di benessere degli individui che nasceranno nel futuro” ha aggiunto Giorgia Ponti, esperta Ocse. Tra i dati messi in campo, la ricercatrice ha sottolineato alcune differenze tra le medie Ocse e quelle nazionali. Ad esempio, un giovane nato in una famiglia a basso reddito impiega 4,5 generazioni per raggiungere un livello di reddito medio (in Italia cinque generazioni); i giovani italiani hanno una probabilità di diventare disoccupati 2,5 volte maggiore rispetto agli altri e, per quanto riguarda la fiducia nelle istituzioni pubbliche, i ragazzi italiani, a fronte di una media Ocse del 46%, si attestano su una percentuale del 24%. “Da questa crisi nasce la necessità dei governi di porre in atto politiche efficienti” ha aggiunto Ponti. La ricercatrice ha chiesto inoltre di utilizzare, per la promulgazione delle leggi, valutazioni di impatto sociale, che evidenzino gli effetti che i provvedimenti possono avere per le varie fasce d’età.
“Un quarto dei quindicenni italiani non raggiunge una sufficiente istruzione di base” ha dichiarato Livia De Giovanni, professoressa di statistica presso la Luiss Guido Carli, e direttrice del Cefop, sottolineando il collegamento tra il Goal 8 e gli altri Goal. “Bisogna puntare sia sulla quantità che sulla qualità del capitale umano” ha ricordato De Giovanni. L’obiettivo, in questo senso, è sia quello di individuare la quantità di Neet, sia la qualità attuale dell’istruzione che li forma: un’alta percentuale di Neet non possiede un livello sufficiente di lettura e apprendimento matematico.
Francesco Marchionni, consigliere del Consiglio nazionale dei giovani, ha spostato il discorso sulle incredibili potenzialità dei ragazzi, soprattutto in funzione della loro creatività. “La creatività è fondamentale: i giovani di oggi hanno una grande opportunità perché sono mossi da quel senso di inventiva che, legata alle competenze, può costituire la risposta alle problematiche presenti e future”. Marchionni ha sottolineato inoltre la necessità di passare dall’attuale telelavoro a un autentico smart working, strutturando il lavoro per obiettivi, e “considerando che il proprio tempo possa essere dedicato anche ad attività sociali”. Inoltre, ha aggiunto che molti youth workers, con posizioni lavorative ibride e innovative, rischiano di essere classificati come Neet: “Stiamo lavorando per legittimare le competenze su cui definire uno youth worker”.
“La crisi pandemica si è inserita in una crisi che già esisteva” ha affermato Gianna Fracassi, vicesegretaria generale della Cgil. “Oggi la priorità è la creazione di lavoro e il lavoro non si stimola con i sussidi ma con gli investimenti”. Poi Fracassi si è concentrata sulla questione dell’impiego giovanile: “Si parla di raggiungere l’obiettivo del 73% dell’occupazione, a cui non arriveremo mai se non ci saranno interventi a favore di giovani e donne: bisogna donare un futuro a questi ragazzi”.
Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl, ha sottolineato l’“opportunità da non perdere” che abbiamo in questo momento: i fondi del Next Generation Eu dovranno infatti essere devoluti a favore non solo di lavoro e occupazione, ma anche di agenzie educative, formative, scolastiche. “I giovani devono sviluppare un apporto critico alle sfide del futuro. Inoltre”, ha ricordato Sbarra, “investimenti nella formazione e competenze non vogliono dire solo accompagnare gli individui nella transizione scuola-lavoro, ma anche in quella lavoro-lavoro (guidando gli impiegati nella transizione digitale, sociale, ambientale)”.
A questo proposito Ivana Veronese, segretaria confederale della Uil, ha aggiunto che “Dobbiamo creare una staffetta generazionale diversa”, sottolineando che l’investimento nella ricerca è il punto da cui ripartire, “per dare la possibilità ai nostri ragazzi di rimanere in Italia”.
“Sostenibilità significa che le scelte avranno delle conseguenze” ha in seguito dichiarato Laura Di Raimondo, direttrice di Asstel. Di Raimondo ha sottolineato quanto il contesto italiano si trovi in ritardo soprattutto sull’indice di occupazione giovanile e sul ritardo reddituale di genere (una donna lavora due mesi in più per pareggiare il reddito rispetto a un collega uomo). “La nostra nuova normalità sarà ibrida, e il Paese necessita di soluzioni che saranno un mix tecnologico e umano”.
A chiudere il convegno è stato Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS. “Tutto questo è inaccettabile e da domani non lo accetterò più: quante volte lo abbiamo sentito?” ha ricordato il portavoce. “Questi fondi non si chiamano Recovery Plan, ma Next Generation Eu, parola che il Paese, come gli opinion leader che vanno in tv, non riescono a dire. Questi fondi servono a una nuova generazione, e non ad aumentare il Pil”.
“È facile parlare dei giovani, ascoltarli è molto più difficile” ha sottolineato infine il portavoce. “Quanti hanno parlato della Rete Giovani 2021? Un’associazione che ha lavorato su un documento per individuare le proposte delle nuove generazioni riguardo gli investimenti del Next Generation Eu”. Giovannini ha poi annunciato che in ASviS verrà formato un nuovo Gruppo di Lavoro per coordinare le iniziative delle varie associazioni giovanili. “Davanti a crisi di questo tipo, se ci sono i soliti noti e non soggetti esterni, la probabilità di successo sarà molto più bassa”.
di Flavio Natale