Global democracy index: diminuiscono nel mondo i governi democratici
Secondo l’Indice dell’Economist, nel 2024 solo il 45% della popolazione viveva in una democrazia, il 39% sotto un regime autoritario e il 15% in sistemi “ibridi”. In ascesa disaffezione alla politica e populismo: pesa la scarsa fiducia nei governi. 7/3/2025
Da ormai dieci anni il livello di democratizzazione degli Stati nel mondo è in continuo declino. Questo è il messaggio principale che fuoriesce dal Global democracy index 2024, pubblicato a fine febbraio dall’Economist intelligence unit (Eiu). Il documento valuta ogni anno 167 Paesi e territori su una scala da zero a dieci basata su cinque criteri: processo elettorale e pluralismo, funzionamento del governo, partecipazione politica, cultura politica e libertà civili. I Paesi sono poi raggruppati in quattro categorie: democrazie complete, democrazie imperfette, regimi ibridi e regimi autoritari.
La democrazia in caduta libera
Nel 2024, nonostante le elezioni che hanno interessato circa 70 Paesi, la media globale dell’Indice di democrazia dell’Economist è sceso al minimo storico di 5,17 punti, in calo rispetto al massimo di 5,5 del 2015. "Mentre le autocrazie sembrano guadagnare forza, come dimostra l'andamento dell'indice dal 2006, le democrazie mondiali stanno faticando", ha dichiarato in un comunicato Joan Hoey, responsabile del Democracy Index.
Secondo il documento, il 2024 è stato segnato da una “disaffezione generale per la democrazie” cresciuta in tutto il mondo. Questo fenomeno è dovuto dalla mancanza di fiducia nei governi, dalla scara efficacia con cui i rappresentanti politici affrontano i problemi dell’elettorato e da un deficit civico e di rappresentanza politica. L’effetto è un sentimento generale di disillusione per le istituzioni democratiche, che contribuisce a far crescere populismo, disimpegno politico e polarizzazione.
Questo “malessere della democrazia” si riflette anche nella composizione dell’Indice, che l’anno scorso ha visto solo 37 Paesi migliorare il loro punteggio, 83 peggiorare e 47 restare stazionari. Ciò significa che per 130 su 167 Paesi la qualità della democrazia è diminuita o è rimasta invariata.
Nel 2024 il 6,6% della popolazione mondiale viveva in Paesi considerati come “democrazie complete”, il 38,4% in “democrazie incomplete, il 15,7% in “regimi ibridi” e ben il 39,2% sotto il governo di regimi autoritari.

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Conferme al vertice
Il Paese in cima all’indice, con lo stesso risultato del 2023, è la Norvegia (9,81), in testa per il 16esimo anno consecutivo, seguita da Nuova Zelanda e Svezia. Il Paese meno democratico è invece l’Afghanistan (0,25), seguito dal Myanmar (0,96). Nonostante l'andamento del mondo e le guerre in corso, la salute della democrazia in Europa è buona.
Per quanto riguarda invece gli Stati con i più ampi divari di punteggio tra il 2023 e il 2024, troviamo al primo posto la Libia, che ha migliorato il proprio risultato di 0,53 punti, seguita da Senegal (0,45) e Portogallo (0,34), il quale quest’anno entra anche a far parte delle “democrazie complete”. Il risultato peggiore è invece quello del Bangladesh, che a causa di una grave crisi politica ha perso 1,44 punti.
Scende l’Italia
Il nostro Paese si è posizionamento nel ranking internazionale al 37esimo posto, con un punteggio di 7,58 su 10, ex aequo con Capo Verde. È un trend negativo: rispetto allo scorso anno, l’Italia ha infatti perso 1,1 punti ed è scesa di tre posizioni nella classifica mondiale. Un declino dovuto principalmente all’andamento al ribasso di due dei cinque criteri dell’indice, ovvero la cultura politica e le libertà civili. Infatti, dal 2023 al 2024 l’indice relativo alla cultura politica in Italia è passato da 7,5 a 6,88, mentre per quanto riguarda le libertà civili è sceso da 7,35 a 7,06. Da notare che l’Italia migliora invece sul criterio della funzionalità di governo, che passa da 6,79 a 7,14, non abbastanza però per compensare l’andamento generale del Paese.
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