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Manovra, Giovannini: “Disallineamento tra Piani e scelte di bilancio”

Il direttore scientifico dell’ASviS ha presentato in audizione le prime valutazioni sulla Legge di bilancio. I due terzi del provvedimento finanziati a debito aumentano il carico sulle future generazioni. Assente il legame con la Snsvs.  10/11/23

venerdì 10 novembre 2023
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“C’è una contraddizione tra pensiero e parole, per citare Battisti, o meglio tra pensieri, strategia e azioni”.  Così Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS, si è espresso nel corso dell’audizione del 10 novembre presso le Commissioni bilancio riunite di Camera e Senato. In particolare, ha sottolineato, il 18 settembre il governo ha approvato la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, ma “nella Legge di bilancio di questa Strategia non c’è traccia”. Il Ddl per il 2024, poi, prevede un intervento complessivo di 24 miliardi di euro, di cui quasi due terzi, circa 16 miliardi, finanziati in deficit e quindi a carico delle future generazioni: un’impostazione priva di una visione in grado di assicurare all’Italia uno sviluppo sostenibile sul medio-lungo termine.

“Un provvedimento importante come la Legge di bilancio dovrebbe avere come priorità quella di recuperare i gravi ritardi accumulati rispetto agli impegni presi dall’Italia sottoscrivendo l’Agenda 2030 e gli altri impegni europei, ma la manovra proposta non va in questa direzione”, ha sottolineato Giovannini, ricordando anche l’analisi e le proposte contenute nel Rapporto ASviS 2023 presentato il 19 ottobre. “Inoltre, il testo non chiarisce l’incertezza sulle modalità e sulle fonti di finanziamento per gli investimenti che l’esecutivo ha proposto di escludere dal Pnrr (15,9 miliardi), tra i quali interventi per l’efficienza energetica dei Comuni, la messa in sicurezza del territorio, la rigenerazione urbana e la riqualificazione delle periferie”.

Tra le misure che non rispondono alla necessità di una programmazione di medio e lungo periodo ci sono il taglio del cuneo fiscale, previsto per il solo 2024, la detassazione lavoro notturno e festivo per i dipendenti del settore turistico, valida solo per un semestre, e il rinvio dell’entrata in vigore della Plastic e Sugar Tax al primo luglio 2024. Manca una revisione complessiva della fiscalità nella direzione di una maggiore equità, tra ricchi e poveri e tra generazioni. Il tema della fiscalità ambientale viene totalmente trascurato. La transizione energetica è un tema assente e mancano misure per la costruzione di una filiera industriale a supporto della transizione energetica e il passaggio all’economia circolare.

Va nella direzione giusta l’assicurazione obbligatoria per le imprese contro gli eventi catastrofali e la creazione di un «Programma di mitigazione strutturale della vulnerabilità sismica degli edifici pubblici». D’altra parte, il Ddl non prevede risorse per l’attuazione del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Permane, quindi, un profondo e preoccupante disallineamento tra Piani generali e settoriali, da un lato, e scelte di Bilancio, dall’altro.

“Sul piano della sostenibilità sociale”, ha segnalato Giovannini,non emergono interventi strutturali per il superamento delle disuguaglianze generazionali e per il contrasto alla povertà assoluta, né vengono previsti correttivi alle misure create in sostituzione del Reddito di Cittadinanza, senza le quali una quota significativa della popolazione resta esclusa da tali misure. Nessun intervento è previsto sulle politiche abitative, nonostante la grave crisi dovuta alla mancanza di edilizia residenziale pubblica e al caro affitti, né per la riqualificazione di zone degradate. Non è previsto alcun finanziamento per la Legge delega 33/2023 per l’assistenza ai milioni di anziani non autosufficienti. Per quanto concerne il necessario rafforzamento dei sistemi di mitigazione dell’impatto ambientale sulla salute nell’ottica “One-Health” mancano risorse per provvedimenti che tengano conto dei rischi derivanti dalla crisi climatica, dal peggioramento delle condizioni degli ecosistemi e dalla perdita di biodiversità”.

Sul fronte degli investimenti, l’unico intervento con significativa copertura è lo stanziamento per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Viene quindi ignorato il fabbisogno derivante dalla prosecuzione delle misure presenti nel Pnrr e nel Pnc, cioè di interventi orientati a colmare i ben noti divari infrastrutturali di cui soffre l’Italia. In particolare, nulla viene destinato al completamento del piano di investimenti nel settore idrico avviato con il Pnrr, alla manutenzione delle infrastrutture esistenti per renderle resilienti al cambiamento climatico, alla transizione ecologica del settore della mobilità. Manca poi un piano finanziario a lungo termine per la rigenerazione urbana, anche nell’ottica della transizione ecologica.

Infine, ma non meno importante, non è previsto uno stanziamento che preveda di incrementare la percentuale di Reddito nazionale lordo destinata all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo, che dovrebbe raggiungere lo 0,7% entro il 2030 e che oggi è fermo allo 0,3%. A questo si aggiunge l’intenzione, che andrebbe chiarita dal governo, di spostare una cospicua parte delle risorse del Fondo italiano per il clima (il 70%) ai Paesi africani, nell’ambito del cosiddetto “Piano Mattei”.

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Fonte copertina: voernawan, da 123rf.com

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