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Nel mondo il 40% delle persone deve fare i conti con la scarsità d'acqua, una cifra destinata ad aumentare a causa della crisi climatica. In Italia la percentuale di acqua immessa nelle reti idriche che si disperde lungo il tragitto che la porta nelle case si attesta in media al 42%.

Notizie

I rischi idrici guidano la classifica dei disastri naturali negli ultimi 50 anni

Un nuovo rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale avverte che i maggiori impatti del cambiamento climatico hanno a che fare con l’acqua. Siccità, inondazioni e tempeste hanno causato il numero più alto di vittime.  3/8/21

Dalle inondazioni senza precedenti in Europa centro-settentrionale alla grave alluvione nella provincia cinese dell’Henan. Fino ad arrivare alle piogge torrenziali che hanno paralizzato la rete dei trasporti di Londra il 12 luglio. Nelle ultime settimane le precipitazioni estreme hanno avuto conseguenze drammatiche in varie parti del mondo. Secondo il rapporto “Atlas of mortality and economic losses from weather, climate and water extremes (1970-2019)”, una nuova analisi completa della Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) che sarà pubblicata prima dell’Assemblea generale dell’Onu a settembre ma di cui sono stati diffusi i dati principali, “i rischi legati all’acqua dominano l’elenco dei disastri in termini di vittime e perdite economiche negli ultimi 50 anni”. Nella classifica dei primi dieci disastri naturali, i rischi che hanno portato alle maggiori perdite umane durante gli ultimi 50 anni sono stati le siccità (650mila morti), le tempeste (577.232 morti), le inondazioni (58.700 morti) e le temperature estreme (55.736 morti). Per quanto riguarda le perdite economiche, i primi dieci eventi includono le tempeste (521 miliardi di dollari) e inondazioni (115 miliardi di dollari).

La Wmo sottolinea che inondazioni e tempeste hanno causato le maggiori perdite economiche degli ultimi 50 anni in Europa, con un costo di 377,5 miliardi di dollari. L'alluvione del 2002 in Germania ha causato perdite per 16,48 miliardi di dollari ed è stato l'evento più costoso in Europa tra il 1970 e il 2019. Tuttavia, le ondate di calore hanno avuto il maggior numero di vittime. I dati mostrano che, in 50 anni, i rischi meteorologici, climatici e acquatici hanno rappresentato il 50% di tutti i disastri (compresi i rischi tecnologici), il 45% di tutti i decessi segnalati e il 74% di tutte le perdite economiche dichiarate a livello globale.

Tendenze europee. Il Rapporto esamina anche i disastri climatici di questi giorni causati da precipitazioni estreme. Il Deutscher Wetterdienst (Dwd), il servizio meteorologico nazionale tedesco, ha comunicato che in due giorni (14 e 15 luglio) è caduta una quantità di pioggia equivalente alle precipitazioni di due mesi su suoli che nelle regioni più colpite di Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo erano già vicini alla saturazione. Le gravi inondazioni della scorsa settimana in Germania e in Europa sono state causate da un’area fredda e a bassa pressione che gli scienziati tedeschi hanno soprannominato Bernd. Quella che si è abbattuta sulla Germania è, secondo la stampa locale, “l’alluvione del secolo”. Un’emergenza che a molti ha fatto tornare in mente la copertina di Der Spiegel apparsa 35 anni fa: un fotomontaggio della cattedrale di Colonia immersa nell’acqua e il titolo “Die klima-katastrophe” (“La catastrofe climatica”).

Tra il 17 e il 21 luglio, in alcune aree della provincia cinese dell’Henan è piovuto di più che in anno intero. La stazione nazionale di osservazione meteorologica di Zhengzhou ha raggiunto i 720 millimetri, rispetto alla sua media annuale di 641 mm. A Zhengzhou, la capitale dell’Henan, nell’arco di sei ore è piovuto la metà di quanto piove in un intero anno: 382 mm. Il totale annuale di Zhengzhou è di 641 mm. Il servizio meteorologico dell’Henan ha avviato la risposta di emergenza di più alto livello per far fronte alle inondazioni.

L’impronta umana. La Wmo ribadisce che “un numero crescente di studi sta scoprendo l’influenza umana sugli eventi di precipitazioni estreme. Un esempio sono le precipitazioni intense nella Cina orientale a giugno e luglio 2016, dove è emerso che l’influenza umana ha aumentato significativamente la probabilità dell’evento. Fortunatamente, nonostante le tragedie in corso, il bilancio delle vittime a causa di condizioni meteorologiche estreme è generalmente in calo, grazie al miglioramento degli allarmi tempestivi e della migliore gestione delle catastrofi. L’alto numero di vittime per le ondate di caldo in Europa nel 2003 e nel 2010 ha dato il via ai nuovi piani d’azione per la salute e il caldo e per gli allarmi precoci ai quali è stato attribuito il merito di aver salvato molte vite nell’ultimo decennio.

In Europa in totale, dal 1970 al 2019, i 672 disastri registrati hanno causato 159.438 morti e 476,5 miliardi di dollari di danni economici. Sebbene le inondazioni (38%) e le tempeste (32%) siano state la causa prevalente nei disastri registrati, le temperature estreme hanno rappresentato il maggior numero di morti (93%), con 148.109 vite perse in 50 anni. Particolarmente gravi le due ondate di caldo estremo del 2003 e del 2010, con 127.946 vite perse nei due eventi. In Europa, la distribuzione dei disastri per rischio correlato dimostra che le inondazioni fluviali (22%), le tempeste (14%) e le inondazioni (10%) sono i pericoli più diffusi.

Rischi crescenti. Il segretario generale della Wmo, Petteri Taalas, ha evidenziato che “i rischi legati al tempo meteorologico, al clima e all’acqua stanno aumentando di frequenza e intensità a causa dei cambiamenti climatici. L’impatto umano ed economico è stato evidenziato dai tragici effetti dalle piogge torrenziali e dalle inondazioni devastanti e dalla perdita di vite umane nell’Europa centrale e in Cina la scorsa settimana. Le recenti ondate di caldo da record in Nord America sono chiaramente legate al riscaldamento globale”. Taalas ha citato una rapid attribution analysis di un team di eminenti scienziati, secondo la quale “il cambiamento climatico, causato dalle emissioni di gas serra, ha reso 150 volte più probabile che si verifichino le ondate di caldo”, e ha aggiunto che “sempre di più, anche gli episodi di forti piogge portano l’impronta del cambiamento climatico. Man mano che l’atmosfera si riscalda, trattiene più umidità, il che significa che pioverà di più durante le tempeste, aumentando il rischio di inondazioni. Nessun Paese, sviluppato o in via di sviluppo, è immune. Il cambiamento climatico è qui e ora. È imperativo investire di più nell’adattamento ai cambiamenti climatici e un modo per farlo è rafforzare i sistemi di allarme rapido multi-rischio”.

La Wmo ricorda che “l’acqua è il veicolo principale attraverso il quale percepiamo gli impatti dei cambiamenti climatici. Per affrontare efficacemente sia le sfide idriche che quelle climatiche, dobbiamo portare il cambiamento climatico e l’acqua allo stesso tavolo, nello stesso dibattito, affrontarli come una cosa sola”. 

 

di Andrea De Tommasi

martedì 3 agosto 2021

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