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SALUTE E BENESSERE

Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età

In Italia, gli infermieri sono 5,49 per mille abitanti, contro un valore medio del 9,42 per mille di Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna. Inoltre, si registra un incremento delle patologie dell’area psichiatrica e psicologica, tra le criticità accentuate dalla pandemia in Italia, che è nell’ordine del 25-30%. 

 

Notizie

In Europa si vive più a lungo, ma non sempre in buona salute

Bisogna rispondere alle nuove esigenze di una popolazione invecchiata, migliorare la qualità dell'assistenza per le malattie acute e croniche, ridurre le disuguaglianze e investire in promozione della salute e prevenzione, dice l’Ocse.

Il Rapporto “Health at a Glance: Europe 2016”, frutto di una collaborazione tra l’Ocse e la Commissione europea, si inserisce nel quadro della nuova strategia “Stato di salute nell’Unione europea” della Commissione che mira ad accrescere le conoscenze dei Paesi membri in ambito sanitario per sostenerli nella predisposizione di adeguate misure per la salute dei cittadini. La nuova edizione del Rapporto evidenzia l’importanza di rafforzare i sistemi sanitari in termini di efficienza, resilienza, accessibilità e sostenibilità.

Nel Rapporto si affronta il tema della speranza di vita, ormai superiore agli 80 anni per la maggior parte dei Paesi dell’Ue. L’Italia, con una speranza di vita media nel 2014 pari a 83,2 anni, è seconda solo alla Spagna e supera di oltre due anni la media europea di 80,9 anni. Tra i fattori che hanno contribuito maggiormente all’aumento dell’aspettativa di vita in Italia si ha una buona qualità dell’assistenza sanitaria per condizioni potenzialmente letali. Si vive di più, quindi, ma il Rapporto evidenzia come spesso questo avvenga in assenza di una buona salute.

Infatti, sono circa 50 milioni i cittadini europei che soffrono di malattie croniche (tra cui attacchi cardiaci, ictus, diabete e cancro) e la maggior parte di essi è di età superiore ai 65 anni. Nell’Ue gli over 65 sono passati da meno del 10% nel 1960 a quasi il 20% nel 2015, dato che secondo le stime raggiungerà il 30% nel 2060. Inoltre, ogni anno nell'Ue 550 mila persone in età lavorativa muoiono a causa di malattie potenzialmente evitabili, collegate anche a fattori di rischio quali tabagismo (una persona su cinque fuma) e obesità (il 16%, rispetto all’11% del 2000). 

Da un lato, occorre quindi adeguare l’assistenza sanitaria al nuovo assetto demografico dei Paesi, caratterizzato da un invecchiamento della popolazione, e migliorare la qualità dell'assistenza per le malattie acute e croniche, sviluppando l’eSanità, riducendo i soggiorni in ospedale e agendo sulle spese farmaceutiche; dall’altro, è necessario investire maggiormente in strategie di promozione della salute e di prevenzione delle malattie per ridurre i fattori di rischio. Grazie a una diagnosi precoce e ai progressi compiuti nella cura e trattamento delle malattie croniche, si è registrato un aumento dei tassi di sopravvivenza in molti Paesi dell’Ue, ma in molti altri (tra cui Regno Unito, Irlanda e alcuni Paesi dell’Europa centrale e orientale) vi sono ancora margini di miglioramento rispetto al tasso di sopravvivenza ai tumori e in generale alla cura delle malattie acute e croniche.

Occorre aumentare la proporzione di farmaci generici e ridurre il numero di prescrizioni per antibiotici. In Italia, in particolare, la quota del mercato dei farmaci generici è notevolmente inferiore alla media Ue: nel 2014 ha rappresentato il 18% del volume del consumo farmaceutico totale, rispetto a una media Ue di 52% del volume. Inoltre, in Italia preoccupa il consumo eccessivo di antibiotici, che nel 2014 era superiore del 25% alla media Ue, nonché il quinto consumo più alto. 

Il Rapporto evidenzia l’importanza di migliorare l’accessibilità dei sistemi sanitari e ridurre le disuguaglianze tra i Paesi dell’Ue e all’interno degli stessi. Il 27% dei pazienti dell’Ue non ha ancora accesso a un’assistenza sanitaria di base ed è quindi costretto ad andare al pronto soccorso. Nel 2014, i meno abbienti avevano una probabilità di incorrere in esigenze mediche insoddisfatte per motivi economici dieci volte superiore rispetto alle persone più benestanti. In media la speranza di vita dei soggetti con livelli di istruzione bassi è inferiore di sette volte rispetto a quelli che vantano livelli più elevati. Ciò è dovuto a una diversa esposizione ai rischi per la salute, ma anche a disuguaglianze nell'accesso ad un'assistenza di qualità elevata.

In Italia il numero di persone con esigenze sanitarie insoddisfatte per esami medici a causa di costi eccessivi, distanza geografica o tempi d’attesa è aumentato dal 5% nel 2009 al 7% nel 2014 e la percentuale è doppia per i soggetti con reddito più basso (14%). Per l’assistenza dentale, il numero è passato dal 7% nel 2009 al 10% nel 2014, raddoppiando anche in questo caso per i più poveri (20%). Occorre dunque ridurre gli ostacoli finanziari dell’assistenza sanitaria e migliorare l’efficienza dei sistemi sanitari di base e l’accessibilità alle cure.

Angel Gurría, Segretario generale dell’Ocse, ha dichiarato: "Si potrebbero salvare molte più vite umane se gli standard dell'assistenza sanitaria fossero elevati al migliore livello in tutti i paesi dell'Ue. Occorre fare di più per ridurre le ineguaglianze in termini di accesso e qualità dell'assistenza sanitaria e i sistemi sanitari europei devono diventare più efficienti nel destinare le risorse verso i settori che hanno il maggior impatto sui risultati in campo sanitario, inclusa la prevenzione."

Relativamente alla spesa sanitaria, i decessi per malattie croniche di persone in età lavorativa costano 115 miliardi di euro l’anno alle economie dell’Ue. Nel 2015 la spesa sanitaria è stata pari al 9,9% del Pil totale dell'Unione europea, rispetto all'8,7% del 2005. La spesa sanitaria in rapporto al PIL è aumentata e tenderà a crescere, principalmente a causa dell'invecchiamento demografico e della diffusione di nuove tecnologie diagnostiche e terapeutiche, per cui l’Ue dovrà riuscire a rispondere adeguatamente alle crescenti esigenze di assistenza a lungo termine. Ogni anno in media l’1,7% del Pil dei Paesi dell’Ue è destinato a spese per disabilità e congedi per malattia, ovvero più di quanto venga speso per l’indennità di disoccupazione. Nonostante questo, i Paesi membri investono in media solo il 3% del loro budget sanitario in sanità pubblica e prevenzione.

Maggiori investimenti nella prevenzione, accompagnati da misure per migliorare l’accesso e ridurre le disuguaglianze, apporterebbero numerosi benefici sociali ed economici per i Paesi membri, e si compirebbero passi importanti per il raggiungimento del terzo Obiettivo di sviluppo sostenibile “Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età”.

 

di Flavia Belladonna

giovedì 24 novembre 2016

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