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Il 1° rapporto sull’impegno per l’inquinamento da plastica segnala progressi
Le aziende presenti nell’alleanza nata a Bali annunciano di voler utilizzare entro il 2025 il 25% di materiale riciclato nei loro imballaggi; 40 marchi sperimenteranno sistemi di riuso e riutilizzo nei loro punti vendita. 26/4/2019
Durante la “Our ocean conference” di Bali dello scorso 29 ottobre, diverse organizzazioni tra enti, aziende e Ong si sono impegnate per una gestione circolare dei rifiuti in plastica attraverso la costituzione del “New plastics economy global commitment”, partendo dall’appello lanciato dalla fondazione Ellen MacArthur.
Adesso arriva il primo rapporto su questo impegno globale che rivela gli sforzi dell'industria e dei governi per affrontare l'inquinamento da plastica. La ricerca, pubblicata dalla “New Plastics MacArthur Foundation” in collaborazione con Onu Environment, e resa nota il 13 marzo con il titolo “Spring 2019 report”, mette insieme le azioni che i maggiori produttori di plastica al mondo stanno adottando per ridurre la plastica che ogni anno finisce nei nostri mari. Basti pensare che aumenta al ritmo di un camion scaricato al minuto e che entro il 2050 rischiamo di avere più tonnellate di plastica che di pesci negli oceani di tutto il mondo.
Per garantire la trasparenza del settore, aziende come Carrefour, Colgate Palmolive, Mars, Incorporated, Nestlé, Sc Johnson, Coca Cola e Unilever hanno deciso di diffondere i numeri relativi alla quantità di imballaggi di plastica utilizzata nei propri prodotti.
Inoltre, sostiene la ricerca, le grandi aziende si sono impegnate ad alzare l’asticella del materiale riciclato nella filiera di produzione. Attualmente, gli imballaggi sono composti solo per il 2% da materia prima seconda; le aziende ora puntano a portare questa quota al 25% entro il 2025.
A livello globale, sono diverse le iniziative che hanno deciso di mettere al bando la plastica monouso. Ne è un esempio la recente decisione dell’Unione Europea di proibire la vendita di cannucce, stoviglie, bastoncini per palloncini gonfiabili, cotton fioc, palettine per i cocktail, shopper e contenitori in polistirolo. Tutti prodotti usa e getta che non saranno più venduti su suolo comunitario dal 2021.
Delle 350 organizzazioni che fanno parte dell’alleanza (al momento della firma di Bali se ne contavano 100 in meno), 40 marchi hanno intenzione di diffondere nei propri punti vendita sistemi di riutilizzo e riuso per i propri prodotti, in modo da limitare l’uso di contenitori in plastica che esauriscono velocemente il proprio ciclo vita.
Sander Defruyt, membro del New plastics economy global commitment, in merito alla ricerca ha dichiarato: “Gli obiettivi e i piani d'azione presentati in questo rapporto rappresentano un significativo passo avanti rispetto al ritmo degli ultimi decenni. Tuttavia, i risultati sono ancora lontani dall'effettiva portata del problema, in particolare quando si tratta dell'eliminazione di prodotti non necessari e dell'innovazione verso i modelli di riutilizzo. I livelli di ambizione devono continuare a salire per compiere veri progressi nell'affrontare l'inquinamento plastico globale entro il 2025, bisogna passare dall’impegno all'azione. Devono subito essere messi in campo importanti piani d’investimento e programmi per la trasformazione e l’innovazione”.
Tra i 350 firmatari del patto per la riduzione della plastica sono presenti 150 imprese, insieme responsabili della produzione di oltre il 20% degli imballaggi di plastica presenti sul mercato globale. Ci sono però molte aziende che non hanno ancora risposto all’appello. Il rapporto vuole dunque essere anche una chiamata all’azione per quelle meno attive sulla lotta all’inquinamento da plastica.
di Ivan Manzo