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Unep: per molti indicatori ambientali degli SDGs mancano valutazioni accurate
Piccoli passi avanti nel 23% degli indicatori analizzati; per gli altri non è possibile avere un quadro completo. Occorre investire nei sistemi di statistica e aumentare la condivisione dei dati anche con meccanismi regionali. 9/4/2019
Il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (Unep) ha analizzato 93 indici ambientali relativi ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. Nel 23% dei casi si evidenzia un passo avanti ma nel restante 77% è stato difficile effettuare una valutazione per via dei dati poco accurati.
L’analisi è presente nell’ultimo lavoro a firma Unep dal titolo “Measuring Progress: Towards achieving the environmental dimension of the SDGs”, reso noto il 28 marzo.
Il rapporto, che rappresenta una sorta di appendice al “Global Environmental Outlook” (Geo-6) pubblicato durante l’Assemblea delle Nazioni Unite di Nairobi, mette al vaglio i progressi compiuti dagli indicatori che fanno stretto riferimento all’ambiente.
Riguardo i progressi compiuti, grosso merito è da attribuire alle nuove pratiche finanziarie improntate maggiormente sulla sostenibilità, e agli sforzi istituzionali per la tutela degli ecosistemi.
Tra gli indicatori che hanno migliorato le proprie prestazioni, ne troviamo alcuni collegati direttamente al Goal 6, quello dell’acqua, elemento primario non solo per la vita ma anche per lo sviluppo socio economico di una popolazione.
Inoltre, miglioramenti sono stati riscontrati anche negli indicatori relativi alla protezione della biodiversità, sia che si tratti di vita sott’acqua (Goal 14.2) sia di quella sulla terra (Goal 15.1 e 15.2). Senza dimenticare poi la centralità degli investimenti legati al settore energetico, chiamato alla decarbonizzazione e a garantire l’accesso di energia pulita per tutti, migliorato nel Goal 7.2.
Progressi contrastanti, invece, sono emersi nel godimento di particolari beni e servizi ambientali da parte della collettività, e nel contenimento dei danni generati dai cambiamenti climatici e da altre minacce ambientali per la salute umana.
Molti indici, come alcuni relativi allo stato della biodiversità e degli ecosistemi, sono incompleti e non esistono ancora informazioni tali da poter monitorare bene la situazione. Stesso discorso per l’inquinamento e per i rifiuti dispersi nell’ambiente che spesso sfuggono alla contabilizzazione.
Alcuni indicatori dimostrano poi un peggioramento: parliamo di quelli utilizzati per valutare il degrado forestale (Goal 15.1), le attività di pesca sostenibile (Goal 14.4) e le specie in via di estinzione (Goal 15.5).
Inoltre, riguardo agli indicatori risultati privi di dati accurati per poter fornire una valutazione, molti “sono probabilmente esposti a tendenza negativa poiché ricevono meno attenzione non solo in termini di monitoraggio, ma anche dal mondo politico e sotto il profilo degli investimenti”. Ne sono un esempio i target 15.3 e 11.3 relativi al degrado del suolo e al cambio d’uso dei terreni, e i target 14.1 e 14.3 per quanto riguarda i rifiuti marini e il processo di acidificazione degli oceani, fenomeno altamente dannoso per l’ecosistema marino.
In assoluto, spiega il documento, è il Goal 12 “consumo e produzione responsabili” ad avere la più bassa quantità di dati a disposizione unita a un basso flusso di finanziamenti dedicati.
Per superare questi problemi e poter progredire l’analisi statistica dei target di sviluppo sostenibile in relazione con le dinamiche ambientali, il rapporto consiglia una serie di azioni da mettere in campo: ridurre l'inquinamento e migliorare l'efficienza delle risorse; potenziare il monitoraggio per una migliore contabilità ambientale; dare priorità allo sviluppo della metodologia che misura le modifiche degli SDGs; investire nei sistemi statistici nazionali; promuovere le interazioni tra le politiche; ridurre la frammentazione dei dati e aumentarne la condivisione; migliorare l'analisi e l'attuazione degli SDGs attraverso l'uso di meccanismi regionali, subregionali e nazionali.
di Ivan Manzo