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Il prezioso ruolo delle acque sotterranee al tempo della crisi climatica
I report Wwf e Unesco forniscono una panoramica sulla risorsa idrica, spesso collegata a eventi estremi. Saremo sempre più dipendenti dalle acque sotterranee, aumentano gli impatti della siccità in Italia. 30/3/22
Invisibile ma vitale. È l’estrema sintesi dell’Un world water report che quest’anno l’Unesco dedica all’importanza delle acque sotterranee. Uscito in occasione della giornata mondiale dell’acqua (22 marzo), lo studio chiede agli Stati di alzare il tiro sulle politiche di gestione delle acque sotterranee in modo da affrontare efficacemente le crisi idriche attuali e future in tutto il mondo.
L’importanza delle acque sotterranee. Pur essendo “nascoste” attualmente forniscono la metà del volume di acqua prelevata per uso domestico dalla popolazione mondiale (compresa quella potabile per la stragrande maggioranza della popolazione rurale che non beneficia di sistemi di approvvigionamento pubblici o privati) e circa il 25% di tutta l'acqua utilizzata per l'irrigazione agricola.
A livello globale, si prevede che l'uso della risorsa idrica aumenterà di circa l'1% all'anno per i prossimi 30 anni; inoltre, a causa della crisi climatica avremo sempre meno risorse idriche superficiali. lQuesti fattori incideranno sulla domanda di acqua sotterranea: con l’aumento della temperatura saremo sempre più dipendenti da questa preziosa fonte di approvvigionamento. La cosa positiva è che, in generale, si tratta di un’acqua di buona qualità, che “può essere utilizzata in modo sicuro e conveniente, senza richiedere livelli avanzati di trattamento”.
Inoltre, le acque sotterranee possono mettere al sicuro diverse realtà rurali. Un esempio è dato dal Sahara africano e dal Medioriente che detengono notevoli quantità di risorse idriche sotterranee, anche se non va dimenticato il fatto che non trattandosi di risorse rinnovabili devono essere gestite in modo sostenibile. Nello specifico, solo il 3% dei terreni agricoli del Subsahara è attrezzato per l'irrigazione e solo il 5% di quell'area utilizza acque sotterranee, rispetto al 59% e al 57% del Nord America e dell'Asia meridionale. Una differenza dovuta soprattutto alla mancanza di investimenti in infrastrutture e professionisti del settore.
Lo sviluppo delle acque sotterranee potrebbe sia spingere l’economia di questi luoghi, che vedrebbero di pari passo aumentare l'estensione delle aree irrigate e i raccolti, sia giocare un ruolo importante in termini di adattamento alla crisi climatica: quando l’acqua superficiale abbonda, anche per via di un evento estremo, potrebbe essere immagazzinata nelle falde acquifere.
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L’Unesco, per sbloccare il pieno potenziale di questa risorsa, individua un percorso suddiviso in tre aree: la sorveglianza delle acque sotterranee è spesso un’attività trascurata, serve una maggiore e migliore raccolta dei dati; bisogna evitare l’inquinamento di queste falde acquifere dato che è di tipo irreversibile; servono all’interno dei governi, degli enti amministrativi, delle aziende, maggiori competenze e professionisti delle acque sotterranee.
Crisi climatica e crisi idrica, il nuovo report Wwf. “Carenza d’acqua, siccità, perdita di ghiacciai, crisi alimentare e produzione di energia a rischio”. È a firma Wwf, sempre in occasione del 22 marzo, lo studio “L’ultima goccia. Crisi e soluzioni del prosciugamento climatico” che descrive gli impatti sull’acqua provocati dal riscaldamento globale.
Il lavoro del Wwf, partendo da quante emerge in materia nell’ultimo rapporto dell’Ipcc, mostra i rischi che il mondo, il Mediterraneo e l’Italia stanno correndo. “Se volessimo trovare una chiave per capire le conseguenze del riscaldamento globale, quella chiave è proprio l’acqua”, sottolinea il Wwf, “Si stima che circa 4 miliardi di persone su 7,8 miliardi sperimentino già una grave carenza d’acqua per almeno un mese all’anno”. Dagli anni ‘70 a oggi il 44% di tutti i disastri climatici sono riconducibili a eventi estremi legati all’acqua, come le alluvioni. Se invece parliamo di adattamento, circa il 60% di tutte le attività sono pensate per mettersi al riparo da pericoli legati all’acqua. E di acqua si parla anche quando si fa riferimento alla fusione dei ghiacciai, che ricordo essere dei veri e propri serbatoi di oro blu, basti pensare che “il tasso globale di perdita di massa dei ghiacciai ha superato 0,5 metri di acqua equivalente per anno”.
La crisi climatica ha dunque esacerbato i problemi legati “all’insicurezza alimentare e idrica, agli eventi meteorologici estremi, al declino della salute fisica e mentale delle persone, alle morti premature, alla perdita e l’estinzione delle specie, e alle malattie trasmesse in tutte le regioni del mondo”.
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Una questione che purtroppo non lascia indifferente l’Italia. Il Wwf, infatti, fa notare come nel nostro Paese si stia assistendo a un costante abbassamento del volume dei nostri principali fiumi, tra cui il Po, l’Adige, l’Arno e il Tevere. Si legge per esempio nello studio: “Anche in questi ultimi giorni l’allarme siccità per l’eccezionale dislivello stagionale delle acque del Po non è altro che un ulteriore indicatore di una situazione sempre più critica. L’aspetto più preoccupante è il periodo in cui si è verificata quest’ultima siccità: siamo solo a marzo e affacciarsi all’estate in condizioni di intensa siccità, soprattutto nelle aree di pianura è particolarmente preoccupante visto che il bacino del Po è generalmente interessato, almeno per larghe porzioni, da precipitazioni molto contenute nella stagione estiva e il settore agricolo è spesso costretto a ricorrere a elevati quantitativi di irrigazione per bilanciare i forti deficit evapotraspirativi estivi e raggiungere produttività soddisfacenti; per non parlare degli impatti alla biodiversità dove queste condizioni favoriscono l’affermazione di specie banali, ruderali e alloctone contribuendo a impoverire e alterare le biocenosi autoctone”.
Ma la siccità impatta anche sul settore dell’energia, basti pensare che il tasso di utilizzo delle installazioni che producono energia termoelettrica e idroelettrica si è ridotta nel mondo del 4-5% durante i periodi siccitosi.
Le soluzioni per mitigare gli impatti ci sono ma, per renderle efficaci, occorre innanzitutto rispettare gli obiettivi rappresentati dalla neutralità climatica (zero emissioni nette) entro il 2050 e dal limite di 1,5°C. Oltre a una massiccia e rapida decarbonizzazione, e alla revisione delle concessioni in modo da efficientare la gestione dell’acqua, vanno inoltre spinti i progetti ispirati alle soluzioni basate sulla natura con la protezione, il ripristino e la gestione sostenibile dei serbatoi naturali di carbonio. “Questo favorirebbe, per esempio, la naturale ricarica delle falde in aree agricole o il drenaggio sostenibile in aree urbane o una diffusa rinaturazione degli ecosistemi d’acqua dolce che consenta anche il ripristino dei servizi ecosistemici e l’adattamento ai cambiamenti climatici”, ricorda infine il Wwf.
Scarica:
il World water development report 2022 dell'Unesco
il Rapporto “L’ultima goccia” del Wwf
di Ivan Manzo