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Che nessuno resti offline: accesso universale all’Ict per realizzare prima gli SDGs
Secondo l’Onu, se si eliminassero le disparità di accesso alla rete e alle nuove tecnologie si raggiungerebbero prima gli Obiettivi, con maggiori benefici per chi è escluso. Big data, eHealth ed eLearning tra le opportunità dell’Ict.
In occasione dell’High Level Political Forum di New York, il 13 Luglio a Ginevra oltre 20 agenzie dell’Onu sotto il coordinamento dell’International Telecommunication Union (Itu) hanno presentato il Rapporto “Fast-forward progress: leveraging tech to achieve the global goals” (Accelerare il progresso: usare le tecnologie per realizzare gli Obiettivi globali). Il documento evidenzia il legame tra le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) e l’implementazione dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, tracciando il contributo dell’Ict al raggiungimento di ogni Goal.
Il messaggio che emerge dal Rapporto è chiaro: se si garantisse a tutti l’accesso alla rete e alle nuove tecnologie si realizzerebbero prima gli Obiettivi dell’Agenda 2030, ma continuano a rimanerne esclusi coloro che ne trarrebbero i maggiori benefici. Sono infatti un miliardo le persone nel mondo che non hanno competenze digitali, e meno della metà della popolazione globale utilizza internet. Se nel continente americano due terzi della popolazione è connessa, lo è soltanto il 25% nell’Africa subsahariana e il 42% in Asia, nel Pacifico e nei Paesi arabi. A livello globale, gli uomini che hanno accesso alla rete sono circa 200 milioni in più rispetto alle donne, con un divario di genere in ambito digitale in aumento (dall’11% del 2013 al 12% nel 2016) e più ampio nei Paesi meno sviluppati. Per molti è il prezzo a essere proibitivo: il costo della rete è maggiore nei Paesi in via di sviluppo e in quelli meno sviluppati, quindi sono i più poveri a non potervi accedere. A tal proposito, il Rapporto cita lo Human Development Report 2016, che ha rivelato che equalizzare l’accesso a internet tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo potrebbe generare 2,2mila miliardi di dollari e 140 milioni di nuovi posti di lavoro, di cui 44 milioni in Africa.
Il documento dell’Onu prosegue illustrando il ruolo dell’Ict nel raggiungimento di ciascun Obiettivo di sviluppo sostenibile. Dall’utilizzo di “big data” per intervenire in maniera più rapida e mirata per ridurre la povertà raggiungendo le comunità più povere ed emarginate che spesso restano fuori dalle statistiche ufficiali, all’Ict per migliorare la produttività agricola diminuendo i costi operativi e facilitando l’accesso ai mercati, all’informazione e al credito. Si parla anche di eHealth, il complesso delle risorse e delle tecnologie informatiche di rete applicate alla salute e alla sanità, che permette di recuperare, monitorare, analizzare, gestire e scambiare informazioni relative a tutte le aree della salute. E ancora: eLearning per migliorare la qualità dell’apprendimento, sensori per monitorare lo stato delle risorse idriche e ridurre i rischi del sovra sfruttamento e dell’inquinamento, e tecnologie satellitari per monitorare lo stato degli ecosistemi e migliorare la protezione e la resilienza dei sistemi naturali.
Tante le opportunità derivanti dall’utilizzo dell’Ict in un’ottica di sviluppo sostenibile, ma molte anche le sfide: dalle tecnologie responsabili di una “distruzione creativa” nel mercato del lavoro al problema dei rifiuti elettrici ed elettronici (eWaste).
Se l’Agenda 2030 si pone l’obiettivo di non lasciare indietro nessuno, l’Onu dichiara che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione devono essere concepite affinché “nessuno resti offline”. Ma avverte: l’utilizzo dell’Ict si traduce in miglioramenti dello sviluppo soltanto se collocato in un contesto normativo flessibile che sia in grado di vincere la sfida dell’accessibilità capitalizzando i benefici della rivoluzione digitale e minimizzandone i costi.
di Lucilla Persichetti