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ASviS Live, Giovannini: è ora di “cambiare i meccanismi contabili e decisionali”

Le scelte che ricadono sul benessere collettivo dipendono anche da un processo di rendicontazione che oggi non è sostenibile, ma su cui l’Europa si sta impegnando. La cronaca del seminario ASviS-Roma Tre sulla tassonomia.  9/2/24

venerdì 9 febbraio 2024
Tempo di lettura: min

I recenti sviluppi delle normative europee in materia di rendicontazione di sostenibilità aziendale possono accelerare il cammino verso lo sviluppo sostenibile incidendo in maniera determinante su diversi ambiti della vita economica e sociale. Del tema si è discusso a Roma durante il seminario di giovedì 8 febbraio “Il Regolamento Tassonomia e i nuovi criteri di vaglio tecnico: l’impatto sui settori dell’economia italiana”, organizzato dal Gruppo di lavoro (Gdl) ASviS sulla finanza sostenibile in collaborazione con il dipartimento di Giurisprudenza dell'Università Roma Tre. All’incontro è stato anche presentato il nuovo policy brief ASviS “La rendicontazione di sostenibilità nel contesto europeo e italiano: una rivoluzione in atto”, curato dalla Fondazione organismo italiano di business reporting (Oibr) con il contributo del Gdl Finanza.

Dal Policy brief ASviS nove raccomandazioni sulla rendicontazione di sostenibilità

Recepire velocemente la nuova direttiva, partecipare ai processi di definizione degli standard, sostenere le imprese nella transizione informativa: queste alcune delle proposte del documento che fa il punto sulla rivoluzione in atto.  8/2/24

L’evento è stato aperto dai saluti di Paola Marrone, delegata del rettore in materia di sostenibilità di Roma Tre, che ha ricordato che “per l’Ateneo l’Agenda 2030 rappresenta una bussola strategica per guidare tutte le sue missioni”, e da Antonio Carratta, direttore del dipartimento di Giurisprudenza, che ha dichiarato: “L’aspetto economico ha bisogno della prospettiva giuridica. Sui regolamenti in materia di rendicontazione la parte giuridica riveste una grossa importanza”.

In seguito è intervenuto Enrico Giovannini, direttore scientifico ASviS, che ha introdotto il motivo per cui occorre modificare i nostri sistemi di contabilità. “Sono esattamente 507 anni che il famoso frate Luca Pacioli morì dopo aver inventato la contabilità. Nel frattempo non si è evoluta poi così tanto. Siamo qui a parlare di rendicontazione, sostenibilità, tassonomia, perché fondamentalmente noi umani misuriamo cose a cui teniamo e teniamo alle cose che misuriamo. Sulla sostenibilità abbiamo dati e modelli sbagliati che arrivano da teorie sbagliate. Per questo discutiamo su come modificare i modelli, per non prendere decisioni sbagliate, ma siamo ancora inchiodati intorno all’idea di misurazione del Pil. L’Unione europea sta facendo dal basso, cioè dai bilanci, uno sforzo per cambiare i sistemi di contabilità. Questo perché cinque anni fa l’Ue ha deciso di assumere l’Agenda 2030 come riferimento delle proprie politiche. E quindi serve un modo diverso di impostare la rendicontazione”, ha affermato Giovannini prima di fare anche un riferimento all’attualità e al movimento dei trattori: “Adesso che ci rendiamo conto che il rendimento dei terreni agricoli sta crollando, l’Ue dice ai contadini ‘mettete a riposo le terre e vi compensiamo per questo’. Ma i contadini voglio essere pagati per il lavoro. C’è in sostanza una dissonanza cognitiva tra i problemi di breve e lungo periodo, non siamo in grado di spiegare le politiche. Quello di cui oggi discutiamo è fondativo e tutto dipende da come vediamo il mondo. E noi dobbiamo vederlo con occhi diversi provando a cambiare tutti quei meccanismi contabili, decisionali e politici che invece resistono, anche molto duramente. Secondo le statistiche sono gli uomini ultra cinquantenni quelli che più rifiutano il cambiamento, questo per dire che bisogna lavorare anche per formare in modo diverso le generazioni future”.

Nicole Della Vedova, Head corporate finance Enel group, ha poi descritto il quadro generale della tassonomia europea spiegando che “è entrata in vigore nel 2020, e rappresenta un sistema di classificazione delle attività economiche che contribuiscono agli obiettivi che l’Europa si è data, come la riduzione delle emissioni di CO2. I primi due obiettivi della tassonomia sono infatti mitigazione e adattamento al cambiamento climatico, ma pian piano ci si sta focalizzando sulla perdita di biodiversità. A livello europeo fino a ora abbiamo regolamentato i ‘green bond standard’. I green bond sono uno strumento di facile misurazione, anche in termini di reportistica, che seguono linee guida internazionali. In generale, la finanza sostenibile è una occasione per guidare i capitali, dato che per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti la sola finanza pubblica non basta”.

Le esperienze delle imprese

Moderato da Francesco Timpano, coordinatore Gdl ASviS “Finanza per lo sviluppo sostenibile”, dopo i primi interventi è stato aperto il dibattito su questi temi con le imprese presenti al seminario.

Alessandra Barocci, responsabile sostenibilità Arvedi group, ha spiegato la “rivoluzione culturale” a cui è andata incontro la sua azienda: “Produciamo l’80% del nostro acciaio partendo da rottame post consumo. Nel corso degli anni ci siamo resi conto dei problemi che avevamo e abbiamo fatto scelte coraggiose. Abbiamo via via chiuso i reparti meno virtuosi e aperto altri per la raccolta e la trasformazione dei rottami. Una tonnellata di acciaio prodotta ad alto forno comporta in media l’emissione di 2.500 chilogrammi di CO2, grazie agli impegni che abbiamo preso oggi siamo a poco più di 200. Dobbiamo produrre da uso e riuso, per noi la tassonomia è stata una scelta derivata dalle persone che formano l’azienda. Non è stato facile ma ci stiamo dando da fare”.

Selina Xerra, direttrice corporate social responsibility e comitati territoriali gruppo Iren, ha invece spiegato gli sforzi dell’azienda per integrare il quadro regolamentare della tassonomia: “Abbiamo molte attività diversificate, dalla gestione dei rifiuti alle forniture energetiche. Di fronte a questa complessità e a quella della tassonomia il primo tema che ci siamo posti è come governare l’implementazione della normativa. Abbiamo per esempio avviato attività per verificare che venisse rispettato il principio europeo del ‘Do not significant harm’, e abbiamo costruito un modello in grado di valutare i fattori di rischio più rilevanti per l’azienda. Tutto il sistema di contabilizzazione è stato infine integrato nei nostri controlli di gestione”.

Da sinistra: Antonio Carratta, direttore del dipartimento di Giurisprudenza dell'Università Roma tre;
Enrico Giovannini, direttore scientifico dell'ASViS

La prospettiva del mondo della consulenza

Il secondo panel è stato coordinato da Tommaso Di Marcello, università Roma Tre e Gdl ASviS “Finanza per lo sviluppo sostenibile”. Del ruolo delle imprese di assicurazioni nella tassonomia ne ha parlato Antonia Di Bella, advant Ntcm senior counsel. “Le imprese di assicurazione sono tra i più grandi investitori, solo nel mercato italiano detengono circa 800 miliardi di euro. Per questo hanno un fattore rilevante nel promuovere determinati settori. Con l’attività di protezione, inoltre, possono contribuire alla transizione, mentre con il ruolo di gestori del rischio contribuiscono alla stabilità del sistema sociale ed economico. - ha detto Di Bella – Il regolamento della tassonomia non copre ancora i temi social e governance. Inoltre, le compagnie di assicurazione possono al momento favorire solo l’adattamento ai cambiamenti climatici”

Abbiamo una sfida epocale di fronte” - ha affermato Alfredo Romano, head of Italy Greenomy - “La prima è quella di comprendere la complessità di questa materia dove noi dobbiamo portare del know how e supportare un processo decisionale. Come consulenti dobbiamo trasferire le best practice e portarle sul mercato, soprattutto alle piccole e medie imprese. La tassonomia ambientale europea è diventata centrale per tutta la finanza sostenibile. Ci si è per esempio riferito anche tutto il nostro Pnrr. I dati sono la chiave per completare esercizi di tassonomia, ma su questo c’è ancora molto da fare. Occorre creare un flusso di dati accessibili a tutti grazie allo sviluppo tecnologico e alla trasparenza dei dati. Sarà sempre più importante lo sviluppo tecnologico laddove gli adempimenti di reporting si stanno moltiplicando”.

La necessità dei dati

Il terzo panel di giornata è stato moderato da Alessandro Asmundo, Forum finanza sostenibile. Felicita De Marco, Head of group sustainability & Esg strategy del gruppo Bcc Iccrea, ha parlato del ruolo che svolgono nel finanziare piccole e medie imprese: “Dobbiamo convincere le piccole imprese che non sono attratte da questi temi facendo conoscere loro i vantaggi. Oggi non basta più avere una ispirazione verso la sostenibilità, oggi serve qualcosa di profondamento diverso. Non definiamo più noi cosa è sostenibile, è la tassonomia che ora la fa, e la sostenibilità ora va misurata altrimenti non esiste il concetto. In virtù di ciò che le norme assegnano, la banca diventa un intermediario della trasformazione sostenibile, è questa è una grande novità. Le banche hanno un ruolo diverso, di accompagnamento verso la sostenibilità”.

Giulia Balugani, Sustainability manager di Unipolsai, ha detto che come “investitori istituzionali dobbiamo dare delle informazioni su quanta parte dei nostri portafogli è allineata ad attività di transizione. Grazie alle informazioni dobbiamo creare dei modelli tassonomici per far capire che ci sono meno rischi e più benefici dall’investimento in sostenibilità. Dal punto di vista gestionale il primo passo sarà inserire negli aspetti di sviluppo prodotto gli elementi della tassonomia. La sfida è chiaramente ambiziosa”.

Stefano Zambon, università di Ferrara e Gdl ASviS “Finanza per lo sviluppo sostenibile”, è il curatore del Policy brief ASviS sulla rendicontazione di sostenibilità presentato all’incontro. Il documento, ha spiegato Zambon, è nato con l’obiettivo di fornire un’analisi sintetica del complesso quadro europeo, extra-europeo e italiano rispetto all'evoluzione delle normative sul reporting di sostenibilità, per avanzare proposte e raccomandazioni alle istituzioni del nostro Paese.

In conclusione, Alberto Franco Pozzolo, dipartimento di Giurisprudenza di Roma Tre, ha ricordato che “gli obiettivi che ci poniamo non devono solo essere quelli di decarbonizzazione. Lo stesso regolamento della tassonomia tocca i tre punti Esg, sebbene in modo non omogeneo. Non dobbiamo dare per scontato il processo decisionale degli obiettivi, va fatto un ragionamento a monte su quelli condivisibili e su quale processo culturale dobbiamo insistere. C’è poi un problema di chi controlla e certifica i numeri che vengono prodotti, questo è un tema forte, che implica anche il fatto che va creato anche un meccanismo sanzionatorio”.

Aderenti

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