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Energy Efficiency 2019: il tasso globale di progresso sta rallentando
Lo Iea fa il punto sullo sviluppo dell’energia a livello mondiale. La domanda cresce e le infrastrutture non riescono a sostenere la richiesta. Il digitale aiuta ma non è la soluzione. Aumenta la produzione da carbone. 8/11/2019
“L'efficienza energetica ha un enorme potenziale per stimolare la crescita economica ed evitare le emissioni di gas serra, ma il tasso globale di progresso sta rallentando”. L’Agenzia internazionale per l’energia (Iea), nel Rapporto pubblicato il 4 novembre Energy Efficiency 2019, è laconica. “La tendenza ha gravi implicazioni per i consumatori, le imprese e l'ambiente”.
Il documento evidenzia infatti un trend negativo: l'intensità energetica globale, indicatore che misura l’utilizzo effettivo dell’energia da parte dell’economia mondiale, è migliorata di appena l'1,2% nel 2018, “il tasso più lento dall'inizio di questo decennio”.
Il decremento del trend deriva da una miscela di tendenze sociali ed economiche, principalmente dovute a misure politiche e investimenti insufficienti a tenere il passo con la crescente domanda di energia. “Bisogna pensare politiche nuove in grado di massimizzare i potenziali guadagni delle nuove risorse” afferma Fatih Birol, direttore esecutivo dello Iea.
Il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica è infatti diminuito per tre anni consecutivi, continuamente al di sotto di quel minimo del 3% che lo Iea, nel Rapporto Energy Efficiency 2018, aveva ritenuto indispensabile per raggiungere gli obiettivi globali in materia di clima ed energia. Il miglioramento dell'1,2% dell'intensità energetica del 2018 equivale a un guadagno di 1,6 migliaia di miliardi di dollari in termini di Pil in più rispetto al 2017, ma è tuttavia minore delle quattro migliaia di miliardi di dollari che si sarebbero raggiunti se si fosse mantenuta la soglia del 3% fin dal 2015.
"Lo storico rallentamento dell'efficienza energetica nel 2018, il più basso tasso dall'inizio del decennio, richiede un'azione coraggiosa da parte dei responsabili politici e degli investitori" fa notare Fatih Birol. “Siamo in grado di colmare il divario verso la soglia del 3% utilizzando le tecnologie esistenti e maggiori investimenti, ma servono politiche ambiziose in grado di stimolarli”.
Il proposito di un'azione più reattiva è alla base del lavoro della Commissione globale per un'azione urgente sull'efficienza energetica, i cui risultati saranno annunciati nell’estate 2020, guidata dal primo ministro irlandese Leo Varadkar: i membri della commissione saranno leader nazionali, ministri del governo e alti dirigenti aziendali, e si occuperanno di produrre raccomandazioni sui mezzi per raggiungere obiettivi significativi in termini di efficienza nel minor tempo possibile.
Dato l’incremento della domanda energetica, le industrie ad alta intensità carbon fossile, specialmente in Paesi come Cina e Stati Uniti, “hanno aumentato la loro quota di produzione industriale, incrementando però la domanda di combustibile fossile per l’energia primaria”, dichiara il Rapporto.
Un ruolo determinate nell’aumento della domanda di energia è anche dovuto alle variazioni climatiche: infatti, negli Stati Uniti, un inverno più freddo e un'estate più calda hanno incrementato il consumo di energia sia per il riscaldamento che raffreddamento. In Europa, invece, un inverno più mite ha ridotto la domanda di gas, fattore significativo dietro il miglioramento del 2% dell'intensità energetica, rispetto all'1,4% nel 2017.
Dal lato dell'offerta di energia, invece, dopo tre anni di leggera decrescita, la produzione da carbone è aumentata nel 2017 del 3%, e nel 2018 del 2,5%, proprio per sostenere la domanda sempre crescente di elettricità.
Il Rapporto pone inoltre un'attenzione particolare ai metodi con cui la digitalizzazione sta trasformando l'efficienza energetica, aumentandone valore e capacità. Moltiplicando le interconnessioni tra edifici, elettrodomestici, apparecchiature e sistemi di trasporto, la digitalizzazione fornisce infatti guadagni di efficienza energetica maggiori di quando queste aree rimanevano in gran parte disconnesse, consentendo di misurare e valutare i benefici in modo più rapido e accurato.
I fattori strutturali svolgono però un ruolo significativo nel rallentamento di questo processo di digitalizzazione. Mentre le tecnologie stanno diventando sempre più efficienti, i cambiamenti nei mezzi di trasporto o l’adeguamento degli edifici stanno smorzando l'impatto della rivoluzione tecnologica sulla domanda di energia. Nei trasporti, ad esempio, nonostante i miglioramenti nella sostenibilità delle emissioni, il consumo di energia continua a crescere. Tra gli altri fattori, le vendite di automobili nuove e sostenibili sono rallentate, dal momento che i consumatori prediligono, nella maggior parte dei casi, “automobili più grandi e a minor costo”.
La digitalizzazione contiene però anche dei rischi. “L’aumento dell’uso di dispositivi digitali provocherà un incremento nella domanda di energia, e la politica deve farsi trovare preparata”. Fatih Birol, concludendo il Rapporto, fa notare dunque come lo sviluppo tecnologico possa considerarsi un mezzo, ma non la soluzione. Per questa ragione “lo Iea si impegna ad aiutare i Paesi a garantire che siano in grado di massimizzare i benefici".
L'analisi dell'Agenzia mostra comunque che, con il giusto supporto, le tecnologie già disponibili potrebbero migliorare l'intensità energetica globale del 3% all'anno, tasso essenziale per raggiungere gli obiettivi internazionali su clima, qualità dell'aria e accesso all'energia. Servono però politiche e infrastrutture pronte a sostenere questo cambiamento.
di Flavio Natale