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Nature: un quarto della superficie terrestre sperimenta una luce non naturale
Alimentazione, fioritura delle piante, prolificazione: sono alcune delle abitudini animali e vegetali influenzate dall’illuminazione artificiale. Mitigare l’impatto del fenomeno con un'attenta progettazione e schermatura delle luci.7/12/20
“Lo sviluppo dell’illuminazione elettrica ha trasformato le società umane, allungando il tempo a disposizione sia per il lavoro che per il piacere, ma ha anche profondamente alterato l’ambiente naturale notturno”. Queste le parole contenute in “A meta-analysis of biological impacts of artificial light at night”, uno studio condotto da numerosi ricercatori internazionali, che si è occupato di analizzare l’influenza dell’illuminazione artificiale sul ciclo di vita delle piante e degli animali. La ricerca, che ha raccolto i risultati provenienti da 126 studi diversi, è stata pubblicata a novembre sulla rivista Nature ecology and evolution.
“Quasi un quarto della superficie terrestre mondiale si trova sotto cieli artificialmente inquinati dalla luce” evidenzia il documento. Si stima infatti che ampie aree della Terra sperimentino attualmente una luce notturna differente dal regime naturale (per tempistica, intensità e spettro). Questa porzione di Terra, invece di diminuire, è secondo gli studiosi in continua espansione (2% ogni anno), come si può notare anche da questo video, pubblicato dal The Guardian.
Ma per quale ragione l’illuminazione è così importante per le specie animali e vegetali?
“Perché questi cicli influiscono notevolmente sugli organismi selvatici, in particolare a causa del ruolo centrale che i regimi di luce svolgono nel determinare i tempi dell'attività biologica”. Le conseguenze sono, ad esempio, la ridotta impollinazione da parte degli insetti, gli alberi che germogliano prima del tempo, gli uccelli marini che volano nei dintorni dei fari. In tutte le specie animali esaminate, inoltre, gli studiosi hanno riscontrato livelli ridotti di melatonina – un ormone che regola i cicli del sonno – a causa della luce artificiale diffusa durante la notte. I modelli comportamentali, naturalmente, sono stati disturbati tanto nelle creature notturne quanto in quelle diurne. Ad esempio, i roditori (che principalmente si nutrono di notte) sono stati attivi per un periodo più breve, mentre gli uccelli hanno iniziato a cantare e cercare i vermi nelle prime ore della giornata.
“Utilizzando un nuovo database di studi pubblicati, abbiamo voluto dimostrare che l'esposizione alla luce artificiale durante la notte comporta seri danni alle strutture fisiologiche, ai modelli di attività quotidiana e alle fasi della vita di ogni essere vivente” hanno affermato gli studiosi.
Secondo i ricercatori, inoltre, una differente illuminazione influisce profondamente sui livelli ormonali degli animali, e su alcuni tratti caratteristici della loro vita, come il numero di prole, la predazione, la ricognizione e la ricerca in mare.
Un gran numero di questi effetti riguarda ad esempio le tartarughe marine e la loro capacità di individuare il mare dopo essere uscite dalle uova (o anche dopo la deposizione da parte delle femmine). Infatti, l’abilità di trovare la direzione corretta verso il mare da parte delle giovani tartarughe è essenziale per garantirne la sopravvivenza, a causa dei numerosi predatori. Questa capacità è stata profondamente influenzata dalla luce artificiale, che ha indirizzato il movimento delle tartarughe non verso il mare ma verso la terra, identificata come fonte di luce. “L’impatto di questo fenomeno”, ricordano gli studiosi, “può essere mitigato in una certa misura da un'attenta progettazione, posizionamento e schermatura delle luci”.
Anche nel regno vegetale le conseguenze sono notevoli: “sono stati documentati da tempo impatti evidenti sulla vegetazione, come la ritenzione ritardata delle foglie che si trovano su alberi illuminati dai lampioni”.
I risultati, però, non sono esclusivamente negativi. Gli scienziati hanno infatti affermato che alcune specie (in alcune località specifiche) hanno beneficiato della luce notturna: ad esempio, esistono piante che sono cresciute più velocemente e pipistrelli che hanno prosperato più a lungo. Ma l'effetto complessivo è stato distruttivo, in particolare per gli insetti attratti dalle lampadine o dai fari delle macchine in movimento.
“Ciò che colpisce è quanto siano pervasivi questi fenomeni, riscontrabili in qualsiasi forma di vita: microbi, invertebrati, animali e piante", ha affermato Kevin Gaston, professore presso l’Environment and sustainability institute e tra gli autori della ricerca. “Dobbiamo iniziare a pensare all'illuminazione nel modo in cui pensiamo ad altre grandi pressioni sistemiche come il cambiamento climatico”.
Il problema non è infatti solo la diffusione dell’illuminazione terrestre, ma anche la sua intensità. Le lampadine color ambra sono state sostituite negli anni da led bianchi e luminosi, che rispetto alle prime sono più economici. “Questo è biologicamente problematico perché la luce bianca ha uno spettro più ampio, come la luce solare”.
Il professore ha inoltre esortato i governi, le aziende e gli individui a essere più discriminanti. “Al momento, abbiamo la convinzione che l'illuminazione sia un discorso secondario. Ma dobbiamo iniziare a ragionare su quando ne abbiamo bisogno, dove ne abbiamo bisogno e come ne abbiamo bisogno. È semplicemente un altro inquinante”.
A differenza della crisi climatica, tuttavia, ha ricordato il professore, risolvere il problema dell'illuminazione farebbe risparmiare piuttosto che spendere denaro. Se le persone usassero meno luci, ciò implicherebbe infatti costi inferiori, meno elettricità e minori emissioni. Ma richiederebbe un cambio di mentalità.
“Al centro di tutto questo c'è un radicato bisogno umano di illuminare la notte. In un certo senso abbiamo ancora paura del buio”, ha affermato Gaston. “La capacità di trasformare la notte in qualcosa di simile al giorno è qualcosa che abbiamo perseguito ben oltre la necessità di farlo”.
di Flavio Natale