Notizie
Bellezza e cultura: gli strumenti Made in Italy per la transizione ecologica
“Io Sono Cultura 2022” descrive uno scenario settoriale complesso e in cambiamento, dove cultura e creatività giocano un ruolo da protagonisti nella ripresa economica e sociale del Paese e nella trasformazione, anche ecologica. 3/10/22
Il 15 settembre Fondazione Symbola e Unioncamere hanno presentato a Roma la 12esima edizione del rapporto “Io Sono Cultura”, realizzato in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne, Regione Marche e l’Istituto per il Credito Sportivo, che quantifica il peso della cultura e della creatività nell’economia nazionale.
Obiettivo del lavoro è quello di far emergere la strategicità dei fenomeni culturali e creativi, in grado di produrre direttamente e indirettamente ricchezza e posti di lavoro in Italia, restituendo uno scenario complesso definito Sistema produttivo culturale e creativo (Spcc).
L’evoluzione del settore creativo e culturale. In base ai dati presentati dal Rapporto, il Spcc, dopo la crisi degli anni passati, è tornato a crescere nel 2021, registrando un incremento del valore aggiunto del 4,2%. Un rimbalzo, comunque, non sufficiente per tornare ai livelli pre-pandemici, in particolare per quanto riguarda i settori afferenti alla sfera live.
Tra questi, il biennio 2020-2021 ha evidenziato una notevole contrazione della ricchezza prodotta soprattutto nelle attività dello spettacolo (-21,9%) e in quelle dedite alla valorizzazione del patrimonio storico e artistico (-11,8%). In crescita, invece, il settore dei videogiochi e software (+7,6%), come risposta alla aumentata necessità di dotarsi di tecnologie informatiche per ovviare alle restrizioni in atto.
“La cultura ha pagato più di altri settori la crisi ma conferma il suo ruolo economico centrale. L’Italia deve essere protagonista del nuovo ‘bauhaus’, fortemente voluto dalla commissione europea per rinsaldare i legami tra il mondo della cultura e della creatività e i mondi della produzione, della scienza e della tecnologia orientandoli alla transizione ecologica indicata dal Next generation Eu.” Ermete Realacci, presidente Fondazione Symbola
Consistenza e strategicità del comparto cultura. Il sistema produttivo culturale e creativo del 2021 ha prodotto ricchezza per 88,6 miliardi di euro, corrispondenti al 5,6% del valore aggiunto italiano. Ma poiché le attività culturali e creative hanno la capacità di attivare valore anche in altri settori dell’economia, si arrivano a generare complessivamente 252 miliardi di euro. Inoltre, il sistema offre lavoro a quasi un milione e mezzo di persone (5,8% dell’occupazione).
“Io sono Cultura” sostiene che le industrie culturali e creative sono tra i settori più strategici per facilitare la ripresa economica e sociale italiana: non solo come fonte significativa di posti di lavoro e ricchezza, ma anche perché sono un motore di innovazione per l’intera economia e agiscono come attivatore della crescita di altri settori, dal turismo alla manifattura creative-driven (ovvero attività – come moda, mobilio e agroalimentare - che impiegano contenuti e competenze culturali e creative per accrescere il valore dei propri prodotti). Bellezza e cultura fanno tradizionalmente parte del Dna italiano e alla base delle ricette made in Italy per la fuoriuscita dalle crisi.
La transizione ecologica come rivoluzione culturale. Il Rapporto pone l’attenzione sul ruolo fondamentale che la cultura può assumere nell’ambito della transizione ecologica. Se le crisi ecologica e climatica rendono quanto mai urgente ripensare le modalità produttive di beni e servizi, la crescita della consapevolezza deve essere guidata e trainata da uno sforzo di innovazione che riguardi la produzione e l’offerta del settore culturale.
Una delle prime azioni con cui le industrie culturali e creative (Icc) possono avviare il loro percorso per costruire piani di transizione sostenibili nel lungo periodo è quella di sistematizzare la valutazione d’impatto ambientale delle proprie attività. Sono numerosi gli esempi di buone pratiche riportati nel documento, utili a capire come nell’ultimo anno la filiera Icc stia procedendo verso questo obiettivo. La vera sfida è oggi quella di uscire dalle sole logiche di compensazione, puntando invece su politiche di eco-progettazione e riduzione delle emissioni a monte.
Sostegno pubblico. Il Rapporto ricorda che, per quanto importante stabilire specifici parametri di riferimento e indicatori per la misurazione dell’impatto, per definire piani d’azione efficaci, verificabili e sostenibili nel medio e lungo termine, è fondamentale poter contare su sistemi di incentivazione pubblici.
Nell’ambito della misura del ministero della Cultura M1C3.3 Industria culturale e creativa 4.0, si colloca la riforma del Pnrr “Adozione di criteri ambientali minimi per eventi culturali”, che prevede investimenti nel settore anche attraverso la revisione degli appalti pubblici per gli eventi culturali nella logica di una maggiore sostenibilità ambientale. Prevede inoltre investimenti “sulle competenze, supportando il capability building degli operatori su temi green e digitali”.
Verso un approccio eco-sistemico. Le conseguenze della pandemia, insieme alla costante incertezza e ai chiaro scuri della politica internazionale, hanno contribuito a fare emergere ed acuire alcune debolezze strutturali del comparto, stimolando al tempo stesso una tangibile energia trasformativa, in ogni settore.
Ai bisogni emergenti corrisponde una straordinaria fioritura di pratiche, variamente organizzate, di impegno civile, di prossimità e comunità. Si configura un fenomeno di innovazione sociale basato su una partecipazione democratica di straordinaria potenzialità, che sta andando oltre la sperimentazione e per cui si rende sempre più necessaria una formazione che superi la compartimentazione dei saperi e delle discipline, caratterizzata da interdisciplinarietà, con professionisti attenti al dialogo, alla cooperazione, alla solidarietà, in un mondo interconnesso, globale, interdipendente e complesso.
di Monica Sozzi