Approfondimenti
Un progetto per costruire un futuro più giusto nel nuovo libro a cura di Fabrizio Barca e Patrizia Luongo
di Mariaflavia Cascelli, Segretariato ASviS
Trasformare la rabbia in impegno, partecipare e mobilitarsi per rianimare la democrazia e puntare alla giustizia ambientale e sociale. La ripresa dalla crisi globale, nei suoi aspetti sanitari, economici e sociali, può essere un’occasione per costruire un’alternativa alla “normalità” pre Covid-19
30 luglio 2020
A un anno dalla pubblicazione, le 15 proposte per la giustizia sociale del Forum DD riappaiono nel libro “Un futuro più giusto. Rabbia, conflitto e giustizia sociale”, a cura di Fabrizio Barca e Patrizia Luongo, rispettivamente coordinatore e ricercatrice del Forum disuguaglianze e diversità. Il libro si presenta come un approfondimento e un aggiornamento delle proposte, attraverso il resoconto della loro “messa a terra” nei tredici mesi di mobilitazione successivi alla pubblicazione. L’obiettivo è offrire una strategia concreta per reagire alle ingiustizie sociali e ambientali che già precedevano la crisi Covid-19, e che ne hanno amplificato drammaticamente gli effetti.
Sebbene in ogni società storicamente determinata, sostengono gli autori, i divari produttivi, territoriali e tra persone siano almeno in parte determinati da differenze individuali – diversità di capacità innate e di aspirazioni personali, ma anche casualità dei processi evolutivi dei singoli –, l’odierna disomogeneità dello sviluppo globale e locale è causata anzitutto da processi sistemici, da rapporti sociali di forza e dalle politiche che nel corso degli ultimi quarant’anni hanno dominato la scena. Lungi dal derivare immediatamente da fenomeni universalmente ineluttabili quali la globalizzazione, il capitalismo o la tecnologia, le disuguaglianze sono frutto delle scelte politiche determinate dell’ultimo quarantennio.
Proprio queste scelte vengono ripercorse e approfondite nei primi due capitoli del libro, con l’obiettivo di mostrare come tanto nelle condizioni ordinarie quanto soprattutto in quelle di crisi straordinaria, sia possibile incidere sullo stato attuale delle cose, mobilitandosi concretamente per la costruzione di un futuro più equo.
La riflessione degli autori si apre con la descrizione della situazione dell’Italia durante la “normalità” pre-virus. Ne risulta una fotografia impietosa del divario crescente tra imprese innovatrici e imprese irrispettose della dignità del lavoro, tra buoni e cattivi lavori; della disuguaglianza nei redditi, nella ricchezza privata e nella qualità ambientale; dell’incremento della povertà economica ed educativa; della scarsa mobilità sociale; delle differenze territoriali e, all’interno delle aree marginalizzate, dei profondi divari tra le reazioni all’ingiustizia sociale e ambientale. Secondo il report degli autori, spontanei e virtuosi slanci all’auto-organizzazione, vòlti a recuperare una dimensione collettiva di tutela e valorizzazione del bene comune, coesistono con atteggiamenti di rabbia, sfiducia e opportunismo, provocati dalla crescente emarginazione sociale.
La crisi globale innescata dal Covid-19 ha smascherato le ingiustizie che dominavano la cosiddetta “normalità” e reso ancora più urgente la necessità di affrontare la crisi ambientale – le cui ricadute sulla salute umana sono sempre più evidenti – e di ridurre le disuguaglianze che hanno intensificato gravemente gli effetti sanitari, economici e sociali della pandemia. Tra queste, le difficoltà alla cooperazione della politica internazionale, la ripercussione dei traumi economici sul lavoro, l’impossibilità per almeno 10 milioni di adulti di fronteggiare un periodo di mancati introiti, le disuguaglianze territoriali relative all’accesso a servizi fondamentali, i disinvestimenti nella sanità, la penalizzazione (a causa della centralità del paradigma ospedaliero) delle realtà territoriali in grado di accordare salute e servizi sociali e l’ormai cronica fragilità dell’amministrazione pubblica.
In un momento di profonda incertezza come quello che stiamo vivendo, scrivono gli autori, è tempo di «rischiare previsioni», immaginando che «la crisi Covid-19, mentre crea sofferenza, povertà e incertezza, distrugge capacità produttive e indebolisce la competitività del paese, al tempo stesso, modifichi comportamenti e attivi tendenze che un progetto di emancipazione sociale deve saper cogliere e utilizzare» (p. 15). Per intraprendere la strada dello sviluppo e dell’innovazione, puntando sulla giustizia ambientale e sociale, è allora necessario intervenire su molteplici realtà: dal lavoro alle imprese, da una produzione attenta all’ecosistema al contrasto alla povertà educativa, dalla lotta alle disuguaglianze di genere alla cura per i territori, da un uso consapevole del digitale finalizzato a migliorare la qualità dei servizi alla riforma della pubblica amministrazione. A muovere dallo sguardo su queste aree di intervento, il libro ripercorre le 15 proposte per la giustizia sociale e le tre direzioni nelle quali era articolata quella strategia, corrispondenti ai principali meccanismi che determinano la formazione e la distribuzione della ricchezza: cambiamento tecnologico, relazione fra lavoratori e imprenditori, passaggio generazionale della ricchezza, e si concentra in particolare sui fenomeni della povertà educativa e delle disuguaglianze di istruzione. La valutazione degli effetti della crisi permette agli autori di individuare cinque obiettivi tra loro interconnessi che dovrebbero guidare la ricostruzione e la ripresa:
- Accrescere l’accesso alla conoscenza, indirizzando la rivoluzione digitale alla giustizia sociale e ambientale
- Orientare e sostenere servizi e lavori, in particolare nelle aree marginalizzate
- Garantire dignità, tutela e partecipazione strategica del lavoro
- Aumentare la libertà dei giovani, quindi garantire loro competenze, autonomia finanziaria e potere
- Rinnovare e le amministrazioni pubbliche
A completare il racconto degli esiti della messa a terra delle proposte, quindi delle iniziative che hanno coinvolto e impegnato molteplici stakeholder in interventi concreti, l’auspicio che l’individuazione dei sopracitati obiettivi di giustizia sociale siano approssimabili da indicatori di risultato, articolati con riferimento agli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu 2030 e alle principali dimensioni della vita delle persone: lavoro, mercato, servizi pubblici essenziali, ambiente e clima, cultura, politica e partecipazione, etica intergenerazionale.
Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti.