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I cittadini hanno poca fiducia nel capitalismo: non risolverà le sfide del futuro
Un intervistato su due dell’Edelman Trust Barometer è insoddisfatto dell’attuale sistema economico. Preoccupazione per lavoro e stato dell’informazione. Non convince l’azione dei leader globali. Europei più pessimisti degli altri. 29/1/20
Nei giorni in cui il Fondo monetario internazionale ha tagliato le stime sul Pil globale rispetto al rapporto di ottobre (con prospettive di crescita al 3,3% quest’anno e al 3,4% nel 2021), anche la fiducia dei cittadini, in particolare quelli europei, nell’attuale sistema economico e nelle istituzioni segna il passo. È quanto rileva l’Edelman Trust Barometer 2020, l’indagine realizzata dalla multinazionale Edelman tra 34mila persone di 28 Paesi, che è stata presentata nei giorni scorsi al World economic forum di Davos. I risultati indicano che, nonostante un’economia globale forte e un’alta occupazione, nessuna delle quattro istituzioni sociali oggetto dello studio - governo, imprese, organizzazioni non governative e media- incontra la fiducia delle persone. La maggior parte degli intervistati non pensa che tra cinque anni starà meglio e più della metà (56%) crede che il capitalismo nella sua forma attuale stia apportando più danni che benefici al mondo.
La sfiducia è guidata da un crescente senso di iniquità e ingiustizia nel sistema. Il governo, tra le istituzioni, è considerato il meno equo: il 57% della popolazione afferma che serve gli interessi di pochi mentre soltanto per il 30% fa gli interessi della collettività. Sullo sfondo della crescente sfiducia intorno al capitalismo ci sono profonde paure per il futuro. In particolare, l’83% dei dipendenti afferma di temere per il posto di lavoro, attribuendo alla gig economy le cause del declino: recessione incombente, mancanza di competenze, concorrenti stranieri più competitivi e delocalizzazione. Tali questioni, osserva il Rapporto, richiederanno livelli più elevati di cooperazione tra le istituzioni. Ma solo circa un terzo delle persone crede che le imprese facciano un buon lavoro di collaborazione con le Ong o i governi. Un alto numero di intervistati (83%) ritiene che sia dovere delle imprese pagare salari dignitosi e investire sulla formazione dei lavoratori minacciati dall’automazione dei processi produttivi. Eppure meno di un terzo delle persone è fiducioso che ciò verrà fatto.
Per il 61% delle persone i governi non comprendono abbastanza le tecnologie emergenti per regolarle in modo efficace. Le preoccupazioni per la qualità dell’informazione e le fake news continuano ad essere diffusissime (76%) a livello globale. Oltre la metà dei cittadini (66%) non crede che gli attuali leader mondiali saranno in grado di vincere le sfide della nostra epoca. I primi Paesi del Trust Barometer in termini di fiducia sono nell’ordine: Kenya, Indonesia, India, Colombia, Emirati arabi, Brasile, Cina, Arabia Saudita, Messico e Malesia, con percentuali di ottimismo oscillanti tra il 90% e il 60%. Nel Regno Unito e in Italia la quota di persone contagiate da ottimismo è decisamente più bassa (27% e 29%), in Germania è del 23%.
Un trend negativo confermato anche dal Ceo Global Survey di PwC presentato a Davos, che rileva come il pessimismo dei dirigenti d’azienda sulla crescita globale nel 2020 raggiunga livelli record. Tra i 1581 amministratori delegati rappresentativi di 83 Paesi, più della metà (53%) prevede un calo di crescita economica nell’anno in corso (rispetto al 29% nel 2019 e solo il 5% nel 2018). Allo stesso tempo, il numero di dirigenti che prevedono un aumento del tasso di crescita economica è sceso dal 42% nel 2019 al 22% nel 2020.
di Andrea De Tommasi