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Fao: 41 Paesi (31 in Africa) in condizioni di insicurezza alimentare
Un rapporto analizza il collegamento tra conflitti, clima e risorse alimentari. Africa australe e orientale in allarme, ma anche gli Stati Uniti subiscono un brutto colpo. L’India domina la produzione. 16/7/2019
La Divisione commercio e mercati della Fao ha pubblicato il quattro luglio, nell'ambito del Sistema mondiale d'informazione e preavviso rapido (Giews), il rapporto Crop Prospect and Food Situation, un importante documento che analizza lo stato di salute delle nazioni in tutto il mondo rispetto alla produzione e al consumo di risorse alimentari. Questo Rapporto viene pubblicato quattro volte all'anno (questa la terza) e si concentra in particolare sulla disponibilità di risorse dei Paesi in via di sviluppo e di quelli cosiddetti “a basso reddito alimentare” (Lifdc).
“I conflitti rimangono la causa principale di insicurezza alimentare, ma anche la crisi climatica degli ultimi anni ha influito pesantemente” afferma il documento. I danni provocati dagli eventi metereologici estremi (cicloni in primis) e il deficit delle precipitazioni nel 2019 hanno infatti causato un ulteriore e significativo calo della produzione, in particolare in regioni come l’Africa australe, mentre in Africa orientale l’assenza di precipitazioni e la grave secchezza del territorio hanno ridotto i raccolti e portato a un degrado dei territori designati al pascolo. In Estremo Oriente, invece, la produzione di cereali nel 2019 è aumentata marginalmente, per la maggior parte grazie agli sviluppi agricoli in India. Allo stesso modo, nella Penisola Arabica, nonostante le inondazioni e i conflitti persistenti, la produzione è aumentata lungo l'intera regione. Infatti, nonostante le frequenti alluvioni, nelle zone in cui il sistema idrico è riuscito a convogliare le precipitazioni, il risultato è stato un aumento della produzione. In America centrale e nei Caraibi, invece, le piogge irregolari hanno sollevato preoccupazioni per i raccolti di mais in tutti i Paesi, ad eccezione del Messico, dove la produzione è favorevole, dato l’aumento dell’estensione delle coltivazioni. In America Latina invece si prevede una significativa ripresa rispetto all’anno appena trascorso.
“La Fao valuta che a livello globale 41 Paesi, di cui 31 in Africa, hanno bisogno di assistenza esterna per il cibo” riassume il Rapporto. Il documento evidenzia infatti una situazione che, per quanto migliorata rispetto agli anni passati, è ancora critica, e soprattutto geograficamente disomogenea. Andando più nello specifico, “nel 2019 le previsioni per la produzione cerealicola mondiale si attestano a 2.685 milioni di tonnellate, praticamente invariate rispetto alle previsioni di giugno, evidenziando un aumento dell'1,2% rispetto al 2018”. La maggior parte della crescita annuale è attribuita a una maggiore produzione di grano, attualmente prevista a circa 771 milioni di tonnellate, in aumento del 5,6% rispetto al livello dell'anno precedente. Questo rialzo è dovuto a un incremento della produzione in India, dove si prevede che i rendimenti attesi toccheranno livelli record. Per contro, le previsioni della Fao per la produzione mondiale di mais sono leggermente inferiori a quelle del 2018 (1.398 milioni di tonnellate), compensate però da un aumento dell’orzo. “La maggior parte della riduzione nella produzione di mais è prevista per gli Stati Uniti, dove una primavera umida e anomala ha influito pesantemente sul ciclo delle coltivazioni”. Le previsioni della Fao sulla produzione mondiale di riso si attestano a 516 milioni di tonnellate, pressoché invariate rispetto a giugno e vicine al livello più alto dell'anno scorso.
Ma aumentando la produzione aumenta anche il consumo, previsto in crescita da giugno e ora fissato a oltre 2.708 milioni di tonnellate, l'1% in più rispetto al 2018/19. L'utilizzo del grano, la risorsa che occupa la fetta più ampia nel computo del consumo alimentare, sarà di 758 milioni di tonnellate, l'1,5% in più rispetto all’anno passato. Per contro, il consumo di cereali grezzi si riduce dello 0,6%. Il consumo di riso è ancorato invece a 518 milioni di tonnellate, in aumento dell'1,4% rispetto all’anno precedente, con l'assunzione di cibo in Asia e Africa che rappresenta la maggior parte dell'espansione prevista.
Ma la situazione è particolarmente critica in alcuni Lfidc. Ad esempio vediamo come “eventi meteorologici estremi e periodi prolungati di deficit delle precipitazioni abbiano ridotto i raccolti in Mozambico e Zimbabwe (per il secondo anno consecutivo), con la produzione in Zimbabwe che sta scendendo a un livello ben al di sotto della media”. Maggiori esigenze di importazione sono dunque richieste dall’Africa orientale e meridionale, colpite da numerosi conflitti interni e dal clima. Per questa ragione nella maggior parte dei Paesi dell'Africa orientale, in particolare in Kenya, si prevedono grandi volumi di importazioni, con previsioni in aumento rispetto al 2018. Al contrario, diminuzioni delle quotazioni delle importazioni sono previste in diversi Paesi asiatici, in particolare in Bangladesh, dove una ripresa della produzione ha rafforzato le disponibilità nazionali, riducendo la necessità di forniture estere.
di Flavio Natale