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Cooperazione, serve un metodo di valutazione dell’operato delle organizzazioni
Il dossier “Valutare l’impatto della cooperazione internazionale. Una proposta metodologica” di Link2007 e Social Value Italia offre una guida in italiano e in inglese alla luce dei modelli internazionali vigenti.
La valutazione d’impatto della cooperazione internazionale ricopre un ruolo fondamentale nella ricerca costante di risultati positivi, come la trasparenza, l’etica e la qualità degli interventi sul territorio. A sostenerlo è l’articolo-dossier “Valutare l’impatto della cooperazione internazionale. Una proposta metodologica”, redatto dall’associazione Link2007 e pubblicato dapprima in italiano e ora in inglese, che raggruppa in rete diverse ong italiane, e da Social Value Italia, che promuove la misurazione del valore sociale delle iniziative pubbliche e private.
Partendo dall’importanza della valutazione dell’impatto delle organizzazioni internazionali sui territori in cui operano, inteso come il cambiamento prodotto da un intervento di sviluppo, il documento illustra alcuni metodi di valutazione in uso, prendendo a modello gli strumenti usati da diverse organizzazioni internazionali statunitensi ed europee, al fine di guidare passo passo la cooperazione italiana nella scelta dei modelli adatti. Secondo l’articolo, è opportuno che ogni organizzazione fin dall’inizio del suo operato inserisca nei suoi strumenti di management la valutazione d’impatto, al fine di migliorare l’accountability, la trasparenza e l’allocazione delle risorse verso il cosiddetto “what works” (ciò che funziona), con il risultato, dati alla mano, di influenzare le decisioni dei policy maker.
L’importanza della valutazione dell’impatto sociale è ormai un presupposto condiviso nei circuiti dell’aiuto internazionale, ma - sottolinea il dossier - si evince ancora la mancanza di uno standard di valutazione a livello globale. Le difficoltà attuali di misurazione sono dovute all’assenza di risorse in termini economici, di tempo, di capitale umano e di competenze necessarie che portino avanti il lavoro di valutazione dall’inizio alla fine del processo.
La questione metodologica sollevata dal dossier passa in rassegna le diverse buone pratiche per affermare l’efficacia di un “metodo misto”, che tenga conto dell’analisi qualitativa e quantitativa dei risultati e che non sia un mero strumento di sanzione per l’organizzazione o di marketing. Partendo dal Project Cycle Management, il principale strumento di progettazione di cooperazione internazionale, applicato dalla Commissione Europea fin dagli anni ‘90, nel contesto della cooperazione internazionale è opportuno che la scelta del modello di valutazione sia il frutto di una riflessione interna all’organizzazione, perché - sostiene il documento - la filosofia del “one size fits all” (un modello valido per tutti) non funziona. Una volta scelto il framework in base al contesto e alle esigenze dell’organizzazione, la standardizzazione del processo di valutazione è auspicabile, per garantire il miglioramento del monitoraggio dell’impatto, accrescere la trasparenza e rendere la valutazione stessa uno strumento di sviluppo e una pratica quotidiana, che accompagni tutto il processo.
di Viola Brancatella