Approfondimenti
Zootecnia sostenibile: una sfida da vincere
Un allevamento più efficiente può essere più sostenibile? Si stanno realizzando esperienze in questa direzione? Cosa altro c’è da fare? Il 20 settembre a Milano alla Casa della Agricoltura si è parlato di sostenibilità e zootecnia.
3 ottobre 2019
Giornata delle grandi occasioni alla Casa della Agricoltura a Milano lo scorso 20 settembre alla Centrale dell’Acqua di via Cenisio. Relatori di prestigio riconosciuto e di alto livello, pure se di scuole di pensiero differente. Accesa discussione, ma di civilissima conduzione e svolgimento. Conclusioni aperte, come ovvio, ma con una comune convinzione: bisogna fare di più, ma non è vero che non sia impossibile fare, anzi si sta facendo. Riassuntivamente, ma nella consapevolezza da tutti dichiarata che un problema così complesso non ha per definizione soluzioni semplici.
La sostenibilità rappresenta l’orizzonte tecnologico, tecnico ed economico dentro il quale occorre pensare e organizzare lo sviluppo dei prossimi anni. A questa condizione non sfugge l’agricoltura europea che può contribuire ad un corretto sviluppo in modo originale considerato che utilizza in modo diretto risorse naturali, suolo agrario (i due terzi della superficie agricola della Unione europea sono investiti a foraggere), acqua e aria. In essa la zootecnia europea è comparto decisivo.
Per vincere questa sfida occorre l’impegno di tutti i soggetti che operano in zootecnica ed è decisiva la più ampia informazione e reciprocità anche nella costruzione delle analisi e delle sperimentazioni rivolte a conseguire innovazione sostenibile.
Oltre a ciò occorre attenta fornitura ed intelligente uso dei mezzi tecnici (si consideri che il 5% del petrolio prodotto nel mondo viene utilizzato per la produzione dei concimi azotati), sia per l’alimentazione del bestiame che per le cure veterinarie associate alle pratiche di allevamento, con particolare attenzione al benessere animale, al riutilizzo delle deiezioni, all’alimentazione del bestiame, primo responsabile delle emissioni nocive, segnatamente metano che deve essere compensato dal trattenimento di carbonio attraverso le foreste e i pascoli (il metano ha un decadimento lungo, problema acuto nei prossimi 20 anni, decisamente ininfluente nei successivi 60).
Una pratica di campagna per la produzione di foraggere ad esempio (nuove rotazioni agrarie sostitutive di mais in successione) consente risultati importanti per la sostenibilità sia in ordine alla qualità delle deiezioni, sia in ordine alle emissioni, sia in ordine ai risparmi economici delle imprese del tutto coerenti con il risparmio energetico per i prodotti non acquistati. E la produzione non si riduce. Una selezione del bestiame coerente con la riduzione progressiva di metano al pari della progressiva conoscenza del metabolismo della flora intestinale dei ruminanti è possibile ed è in corso.
Occorre un rapporto attento con i consumatori improntato alla serietà delle informazioni presentate al di là delle convinzioni etiche a riguardo del consumo di carne e della macellazione degli animali. Occorre inoltre verificare il concorso delle politiche europee per la zootecnica che possono favorire questa positiva evoluzione: la prossima Politica agricola comune sarà il test prossimo venturo per verificare quanto sopra.
Molti sono i risultati conseguiti, anche se la strada da percorrere è ancora lunga. Taluno ha sostenuto non così lunga. Ci sono al riguardo pubblicazioni della Fao che offrono soluzioni e pratiche per ridurre l’intensità di emissione che è il vero parametro con cui misurare il fenomeno e occorre fare riferimento anche all’ampia diversità delle situazioni aziendali: la capacità professionale in allevamento non è affatto ininfluente della intensità di emissione e i risultati sono variabili in funzione di questo parametro. Recenti lavori internazionali, in corso di pubblicazione e ai quali l’Italia partecipa con il Crea, offrono altrettante soluzioni pratiche mettendo a disposizione un menù accessibile di azioni che possono aderire alle diverse situazioni.
La discussione di merito infine non può non collocarsi nella realtà di un mercato che cambia e in modo anche veloce: la tendenza al consumo di carni nel mondo è in crescita, in particolare in Asia e certamente nel lungo periodo inarrestabile. Come corrispondervi e con quali politiche evitando uno sviluppo non governato del fenomeno è un altro interrogativo che spinge oltre la discussione. In particolare per noi europei.
Sollecitazione per una discussione che potrebbe divenire lacerante e che in taluni ambienti lo è. In Francia, è stato segnalato, si riscontrano episodi di gruppi di animalisti che assaltano negozi di vendita delle carni con allarmanti dinamiche di fenomeno terroristico.
La Casa della Agricoltura ha offerto una occasione, una sede e uno svolgimento di dibattito, esplicitamente apprezzato, svolgendo per definizione statutaria e per pratica attiva questa funzione. Associazione culturale senza scopo di lucro, è sede inclusiva di dibattito e di approfondimento dove tutti hanno possibilità di espressione, sia sull’agricoltura biologica che su quella convenzionale, come anche sulle espressioni intermedie di queste scelte di metodo produttivo; è soggetto che ha una opinione sui grandi temi del futuro agricolo - non a caso ha l’onore di essere associata ad ASviS -, ma evita di intervenire in modo diretto sugli eventi proprio per favorire il confronto e l’incontro fra diversi.
Tali diversità peraltro non sono solo di scelta ma anche di collocazione: alla Casa della Agricoltura partecipano attivamente non solo le Organizzazioni agricole di rappresentanza, ma taluni prestigiosi enti di ricerca, Università, enti diversi quali l’associazionismo contro lo spreco e storiche iniziative sociali che nella città di Milano operano sul piano della formazione ed assistenza. Infine sono presenti anche grandi imprese. Due i principali partner: Fondazione Cariplo e Coop Lombardia.
L’evento su sostenibilità e zootecnia, che ha seguito il precedente su sostenibilità e produzioni vegetali, è inserito in un percorso denominato Stati Generali della Agricoltura che celebrerà la propria conclusione nella prossima primavera, con la approvazione di un documento, forse un po’ pretenziosamente denominato, Manifesto della sostenibilità agricola.
Meritano in conclusione la segnalazione di taluni spunti oggetto di accesa discussione. Allevamento intensivo o allevamento estensivo? Dati dimostrano che l’intensivo non è sinonimo di aggravamento climatico. Resta il fatto che le emissioni sono comunque da abbattersi. Alta produzione per animale è sinonimo di forti emissioni? Su questo pare non ci siano contrasti. Un animale di alta selezione e allevato bene produce emissioni per unità di prodotto inferiore ad altri.
Nel tempo le possibilità di ridurre le emissioni nel settore zootecnico, e in generale l’agricoltura, sono tuttavia più scarse rispetto ad altri settori produttivi, ad esempio nel campo della mobilità. L’interrogativo si trasferisce allora sulle priorità generali: possiamo eliminare il cibo? Certamente possiamo eliminare i motori diesel.
La carne è un alimento. Dobbiamo ridurre i consumi per farlo diventare esclusivo valore edonistico gastronomico? La presenza di animali in Pianura Padana è pari a una presenza di 30 milioni di abitanti. È sostenibile? Pure è vero che la pianura Padana produce per esempio l’80% del latte consumato in Italia: cosa si può fare? Come si può facilmente notare la discussione necessita di continuare.
Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti.