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L’Africa rischia di perdere i progressi economici e sociali degli ultimi dieci anni
L’allarme è stato lanciato durante la Cop 24 di Katowice: il continente è al punto di non ritorno. I cambiamenti climatici mettono a rischio quanto di buono è stato fatto per contrastare fame e povertà. 4/1/2019
Negli ultimi dieci anni l’Africa ha registrato una crescita economica, politica e sociale impressionante, ma l’aumento di temperatura, la conseguente siccità e l’aumento della povertà rischiano di vanificare tutti gli sforzi compiuti. È quanto afferma il rapporto “Climate Change Adaptation in Africa” lanciato dall’Unpd, il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite, durante la recente Cop24 di Katowice.
"Non abbiamo dubbi, il cambiamento climatico è uno dei più grandi moltiplicatori di rischio per le persone, l'ambiente e per la stabilità del continente", commenta Abdoulaye Mar Dieye, Ddrettore Unpd. "Nella nostra economia, questi rischi devono essere affrontati con urgenza con investimenti in campo climatico in grado di accelerare le azioni pilota già avviate, creando un impatto reale e duraturo per milioni di persone in tutto il continente, le cui vite e mezzi di sussistenza sono a rischio".
La relazione esamina le best practice nazionali di adattamento ai cambiamenti climatici sostenuti dall'Undp in Africa negli ultimi 15 anni, con il sostegno finanziario di istituzioni come il Global Environment Facility (Gef). Secondo il Rapporto, la sostenibilità a lungo termine dipenderà dai livelli di povertà, dal contesto politico, dall'accesso ai mercati, dai servizi, così come dalla capacità dei governi di fornire un supporto tecnico continuo alle comunità.
Se il mondo non è in grado di raggiungere gli obiettivi necessari a mantenere la temperatura sotto i due gradi, in Africa gli effetti porterebbero ad un punto di non ritorno, in cui le sfide e le minacce derivanti dall’aumento delle temperature cresceranno esponenzialmente.
Nuove carestie porterebbero a un aumento dei migranti ecologici, nuovi focolai di malattie pericolose ed una maggiore instabilità politica. "Adottare approcci reattivi alla sicurezza alimentare e al disaster recovery costa alla popolazione africana miliardi di dollari, risorse che dovrebbero essere dedicate all'istruzione, ai programmi sociali, all'assistenza sanitaria, allo sviluppo delle imprese e all'occupazione" dichiara Ahunna Eziakonwa, direttore ufficio regionale Unpd per l'Africa.
Nell'ultimo decennio si registrano numerosi progetti di successo nell'adattamento ai cambiamenti climatici in Africa, e la recente programmazione di adattamento è incentrata su iniziative più ampie, migliorando il partenariato pubblico/privato.
In Malawi, nel 2012, il presidente ha creato il ministero per la Gestione dell'ambiente e del cambiamento climatico. In Mozambico è presente una situazione analoga dove, grazie al Programma di adattamento africano finanziato dal Giappone, è stato istituito il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici. Si tratta di un organo tecnico, intersettoriale, che fornisce indicazioni per sviluppare la strategia nazionale sui cambiamenti climatici.
L'Etiopia sta sperimentando il progetto pilota “Drought and Climate Change”, un metodo a basso costo per moltiplicare il bestiame e ridistribuirlo alle comunità. Usando la tecnica della rotazione del bestiame, l'originale acquisto di 1.330 animali ha portato ad altri 930 esemplari, ridistribuiti ad altri membri della comunità. A ogni beneficiario di cinque pecore o capre femmine è stato chiesto di impegnarsi a sua volta nel distribuire cinque femmine di prole ad un altro beneficiario designato.
Gli abitanti del villaggio di Grand Sable, una piccola comunità di Mauritius, stanno portando avanti un progetto di piantumazione di 20 mila mangrovie, perfette per difendere la loro terra dall’innalzamento dei livelli d’acqua.
Il programma di finanziamento della World Bank “Kenya Adaptation to Climate Change in Arid Lands” ha permesso di migliorare le resilienza ai cambiamenti climatici grazie al coinvolgimento delle organizzazioni della società civile e delle organizzazioni non governative. Grazie a queste partnership, ad esempio, sono state individuate e coinvolte comunità locali in cui sono stati implementati dispositivi di cottura a risparmio energetico. Il coinvolgimento del Centro internazionale di fisiologia ed ecologia degli insetti (Icipe), ha fornito a 12 agricoltori una formazione specifica sull'allevamento dei bachi da seta ed una serie di bozzoli da cui produrre seta, rivenduta ai mercati esteri.
Questi sono solo alcuni dei progetti che hanno permesso all’Africa di compiere grandi progressi nel diminuire fame e povertà. Hanno permesso alle donne di partecipare attivamente nella lotta contro i cambiamenti climatici ed hanno contribuito ad aumentare gli stipendi, la produttività e i posti di lavoro.
Ora, conclude il Rapporto, è il momento di accelerare, proporre questi progetti su scala più ampia, introducendo nuovi meccanismi di finanziamento, come la finanza mista e le obbligazioni verdi, coinvolgendo se necessario, il settore privato.
di Tommaso Tautonico