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Foreste del Mediterraneo, uno scrigno di biodiversità da proteggere
Con 88 milioni di ettari di superficie, le foreste mediterranee sono il secondo hotspot mondiale di biodiversità. Un patrimonio a rischio a causa delle pressioni antropiche, dei cambiamenti climatici e degli incendi. 21/12/2018
Nonostante la superficie forestale nei Paesi del Mediterraneo sia aumentata del 2% tra il 2010 e il 2015, una gestione integrata e sostenibile è l’unica strada da percorrere se vogliamo tutelare questo patrimonio. È quanto afferma la seconda edizione del rapporto “The State of Mediterranean Forests” pubblicato da Fao e Plan Bleu, uno dei Centri regionali del Programma d’azione per il Mediterraneo (Map).
Le foreste giocano un ruolo fondamentale nell’affrontare le sfide globali moderne legate ai cambiamenti climatici e alla crescita della popolazione e possono contribuire al raggiungimento degli SDGs. Ma il degrado, gli incendi boschivi e i lunghi periodi di siccità, mettono a repentaglio questo ruolo. "Le foreste del Mediterraneo si sono adattate da tempo alle pressioni antropiche, ma il livello di queste pressioni non è mai stato così alto", ha dichiarato Hiroto Mitsugi, assistente alla direzione generale della FAO, Dipartimento forestale. "Se non vogliamo che oltre 500 milioni di persone debbano affrontare problemi economici, sociali e ambientali, dobbiamo fare di più per contrastare il degrado delle foreste”, conclude Mitsugi.
Un patrimonio fragile, delicato, colpito dal degrado e dallo sfruttamento eccessivo. Tra il 1960 e il 2015 la popolazione mediterranea è raddoppiata, raggiungendo 537 milioni di persone e si stima che salga a 670 milioni entro il 2050. Ogni anno vengono bruciati oltre 400 mila ettari di foreste e il 16% delle specie animali e vegetali è a rischio di estinzione. Elen Lemaitre-Curri, direttore di Plan Bleu, dichiara: "In un contesto di cambiamenti climatici, sociali e di stili di vita nel Mediterraneo, il patrimonio forestale è fondamentale per la sostenibilità di tutta la regione, con impatti positivi che vanno ben oltre le aree forestali”.
Direttamente coinvolte in due Obiettivi di sviluppo sostenibile, il Goal 15 e il Goal 6, il patrimonio forestale, sottolinea il Rapporto, influenza molti altri SDGs: può fermare la povertà (SDGs 1), porre fine alla fame (SDGs 2), contribuisce a garantire una vita sana e benessere (SDGs 3), garantisce uguaglianza di genere (SDGs 5), fornisce energia sostenibile (SDGs 7), promuove la crescita economica (SDGs 8), rende le città sostenibili (SDGs 11) e contrasta i cambiamenti climatici (SDGs 13).
Il Rapporto evidenzia queste connessioni e delinea quanto di buono è stato fatto nelle regioni mediterranee.
In Tunisia le organizzazioni locali e i proprietari terrieri gestiscono in maniera congiunta foreste e pascoli, conciliando conservazione e sviluppo socioeconomico. La diversità genetica delle foreste consente la produzione e la raccolta di una vasta gamma di prodotti non legnosi come funghi, miele, castagne, resine, piante aromatiche e medicinali, in grado di generare reddito e occupazione. In Marocco le donne hanno un ruolo fondamentale nell’estrazione, nella crescita e nella cura delle piante medicinali e aromatiche, favorendo lo sviluppo di imprese femminili.
La Turchia, per rafforzare il ruolo delle foreste e garantire la sicurezza alimentare ha istituito nel 2011 un Dipartimento specifico per i prodotti e i servizi non legnosi, con il compito di sostenerne la produzione, proteggere e sviluppare il pascolo, l’apicoltura e la fauna selvatica.
La città di Barcellona, in seguito alla pubblicazione della Strategia europea per promuovere l'uso delle infrastrutture verdi in Europa, ha sviluppato il suo Piano per le infrastrutture verdi e la biodiversità, una rete di spazi con vegetazione agricola naturale e paesaggistica, che aumenta la connettività tra i corridoi verdi nelle aree urbane.
Nel 2017, in occasione della 5a Settimana della Foresta Mediterranea, nove Paesi (Algeria, Francia, Iran, Libano, Marocco, Portogallo, Spagna, Tunisia e Turchia) hanno approvato l’Agadir Commitment, l'impegno a ripristinare almeno otto milioni di ettari di foreste degradate entro il 2030.
Questo tipo di iniziative rientra nel più ampio piano strategico delle Nazioni Unite per le foreste 2017-2030, adottato nel gennaio 2017, che ha definito sei Global forest goals e 26 obiettivi associati da raggiungere entro il 2030, compreso l'obiettivo di aumentare la superficie forestale mondiale del 3%.
La Convenzione delle Nazioni Unite contro la desertificazione, Unccd, esorta i Paesi colpiti da evidente desertificazione a coltivare più alberi e promuove i sistemi agroforestali, in modo da preservare il suolo e l'acqua.
Per il futuro, conclude il Rapporto, è necessario cambiare il modo in cui la società vede le foreste nel contesto economico. Le foreste mediterranee fanno già parte dell'economia verde, ma il loro contributo potrebbe essere massimizzato se le strategie economiche si focalizzassero maggiormente su di esse.
Serve una cooperazione regionale più forte, che promuova la gestione sostenibile delle foreste e che ne riconosca il loro valore ambientale, sociale ed economico.
di Tommaso Tautonico