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SDGs Cities Index per l’Italia: città indietro nella sostenibilità
Presentato da Sdsn Italia e dalla Fondazione Eni Enrico Mattei, l’indice racconta di una realtà urbana lontana dagli Obiettivi dell’Agenda 2030. Nei Goal 7, 8, 9 e 10 le prestazioni italiane “non sono sufficienti per un Paese avanzato”. 19/12/2018
C’è bisogno di una leadership locale per accendere il motore dello sviluppo sostenibile. È stato il tema al centro del dibattito durante l’evento "Per un'Italia sostenibile: leadership locale come driver per la sostenibilità", ospitato dalla città di Milano il 29 novembre.
L’obiettivo del convegno era quello di far emergere le migliori esperienze che hanno svolto un ruolo determinante nella creazione di nuove politiche maggiormente orientate al benessere dei cittadini.
Durante l’evento, aperto dal direttore della Fondazione Eni Enrico Mattei (Feem) Paolo Carnevale e da Laura Cavalli, manager di Sustainable Development Solutions Network Italia (Sdsn Italia), e a cui ha preso parte anche l’ASviS con Gianni Bottalico, si è sottolineato il valore e l’importanza degli attori locali per il raggiungimento degli SDGs.
Ad alimentare il dibattito, ha contribuito la presentazione del documento “Per un'Italia sostenibile: Sdsn Italia SDGs Cities Index". Secondo il rapporto, in Italia circa il 75% della popolazione vive attualmente in aree urbane e, per le stime delle Nazioni Unite, la percentuale è destinata a crescere. Nei prossimi 20 anni, infatti, si calcola che l’80% della popolazione sarà ospitata dalle grandi metropoli.
Le città devono essere interpretate come un grosso laboratorio di sviluppo economico, di innovazione tecnologica, di cultura e di creatività, per via delle continue sfide a cui vanno incontro. Sfide che nascondono grandi opportunità in grado di rilanciare politiche a sostegno della collettività, combattendo le crescenti disuguaglianze, i problemi legati all’inquinamento delle aree urbane, gli effetti negativi dei cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità. Senza dimenticare la lotta alla povertà, l’obiettivo dell’efficienza energetica e quello della mobilità sostenibile, tutti fattori che possono incidere in modo positivo sulla coesione sociale, garantendo maggior inclusione.
In Italia il fenomeno della crescita della popolazione urbana non è regolare e dipende dal periodo di riferimento. Attualmente siamo in una fase in cui aumentano gli spostamenti e il desiderio di trasferirsi in città. Occorre quindi che istituzioni locali, regionali e nazionali collaborino per l’elaborazione di strategie di lungo periodo.
Secondo l’Eurostat, che dal 2011 classifica i comuni in base a tre gradi di urbanizzazione (alta, media e bassa), nel nostro Paese “il 67,9% dei comuni ricade nella classe di bassa urbanizzazione (area prevalentemente rurale), dove su una superficie del 72,5% si localizza una popolazione pari al 24,3%. Nei comuni con un grado medio di urbanizzazione (28,7%) vive il 42,4% della popolazione, su un’estensione territoriale del 22,7%. Solo il 3,3% dei comuni è ad alta urbanizzazione, con una superficie territoriale complessiva del 4,8%; tuttavia, è qui che si concentra il 33,3% della popolazione italiana”, si legge nell’Sdsn Italia SDGs City Index.Indice che approfondisce l’analisi attraverso la valutazione delle prestazioni di 101 città capoluogo di provincia, in merito a 39 Target legati a 16 dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. Questo per capire a che punto sono le città in relazione al raggiungimento degli SDGs.
Su un punteggio massimo del “100%” attribuito dall’indice (che sottintende il pieno raggiungimento dei Target stabiliti dall’Agenda Onu), mediamente le città italiane raggiungono il 53%, e non c’è nessuna realtà urbana che arriva alla soglia della “sostenibilità complessiva”, data da un punteggio superiore all’80%.
Oltre alle insufficienti prestazioni nel Goal 7 (energia pulita e accessibile per tutti), “gli SDGs 8 (lavoro dignitoso e crescita economica), 9 (industria, innovazione e infrastrutture) e 10 (ridurre le disuguaglianze) presentano dei punteggi non sufficienti per un Paese avanzato come l’Italia”.
In sostanza, emerge che le amministrazioni locali devono aumentare gli sforzi mettendo in campo strategie maggiormente virtuose sia sotto l’aspetto economico, che quello sociale e ambientale.
La buona notizia è che le amministrazioni, però, posseggono già una visione, una propria road map da seguire: possono infatti contare sull’Agenda 2030 “per costruire e correggere il sentiero delle nostre città verso una piena sostenibilità”.
di Ivan Manzo