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Onu: “Con politiche ad alto impatto dimezzare la povertà è possibile”
Nel mondo, negli ultimi 15 anni, almeno 25 Paesi sono riusciti a ridurre drasticamente il numero di persone povere residenti nei loro territori. Le analisi del Rapporto sull’indice di povertà multidimensionale. 30/8/23
In Cambogia, tra il 2014 e il 2021/2022, il numero delle persone che vivevano in condizione di povertà si è dimezzato, passando da un totale di 5,6 milioni a 2,8 milioni di individui. “In altre parole, un cambogiano su cinque è uscito dalla povertà in soli sette anni e mezzo”.
Questo è solo uno dei numerosi casi di successo, riportati all’interno del documento “Global multidimensional poverty index 2023” pubblicato l’11 luglio dal Programma di sviluppo delle Nazioni unite e dalla Oxford poverty & human development initiative, che rivela come le cose possano realmente cambiare: “Il Target 1.2 degli Obiettivi di sviluppo sostenibile indica ai Paesi di dimezzare la povertà entro il 2030 sulla base delle definizioni nazionali. La prestazione straordinaria della Cambogia nel periodo 2014-2021/2022 dimostra che traguardi del genere possono essere raggiunti”.
Sono 25 i Paesi del mondo che sono riusciti a dimezzare il loro indice di povertà multidimensionale (Mpi) nell’arco degli ultimi 15 anni (vengono presi a riferimento i dati fino al 2021/2022 visto che i valori del periodo post-pandemico non sono ancora disponibili per tutti gli 81 Paesi presi in esame dal documento). Risultati significativi (ovvero una diminuzione di almeno la metà del valore dell’indice di povertà multidimensionale) nella lotta contro la povertà sono stati raggiunti in un lasso di tempo che andava dai quattro anni, come nel caso della Cina, ai 12 anni come per esempio è avvenuto in Gabon. Nella tabella seguente viene riportata la lista dei 25 Paesi che sono riusciti a raggiungere questo importante obiettivo.
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Cos’è l’indice di povertà multidimensionale?
Il Rapporto misura il livello di povertà di una famiglia o di una popolazione di riferimento sulla base del concetto di deprivazione. L’indice di povertà multidimensionale viene elaborato a partire da tre dimensioni fondamentali: la salute, l’educazione e gli standard di vita. Come illustra la seguente figura, le tre dimensioni sono esaminate attraverso dieci indicatori.
Il grado di deprivazione di una famiglia, e/o di uno dei membri che la compongono, è misurato dunque a partire dalla presenza di uno dei dieci indicatori elaborati: una famiglia vive una condizione di deprivazione se un bambino è morto nei cinque anni precedenti, oppure se un qualsiasi membro è sottopeso a causa di una cattiva alimentazione, o se un minore in età scolare non frequenta un istituto di istruzione, ecc. Gli indicatori riguardano anche l’accesso alle strutture sanitarie, all’alloggio, all’energia elettrica, all’acqua.
Dove e come vivono le persone povere?
Nel mondo, all’incirca cinque persone in condizione di povertà su sei vivono in Africa sub-sahariana (534 milioni di individui) o nel Sud dell’Asia (389 milioni di individui). In totale, su 110 Paesi in via di sviluppo, 1,1 miliardo di persone (oltre la metà minorenni) su 6,1 miliardi vive una condizione di povertà. Inoltre, il 18% delle persone indigenti vive in una condizione di povertà acuta e l’84% risiede in aree rurali. Quasi due terzi dei poveri a livello mondiale vivono in Paesi a reddito medio, mentre un terzo circa in Paesi a basso reddito. Ma l’esperienza di una condizione di vita in povertà multidimensionale deve essere intesa come la somma di varie deprivazioni che agiscono simultaneamente su una persona e/o la sua famiglia. Per esempio, oltre la metà delle persone in condizione di povertà nel mondo hanno un inadeguato accesso simultaneo al cibo, all’elettricità e alla scolarizzazione. Per eradicare la povertà in tutte le sue forme, i governi devono affrontare dunque l’insieme delle deprivazioni vissute dalle persone povere, e dare a chi si trova in uno stato di indigenza la possibilità materiale di uscire dalla povertà. “La speranza”, conclude il documento, è che i dati sulla povertà vengano utilizzati per “progettare politiche ad alto impatto, efficienti e basate su dati concreti per la riduzione della povertà”.
di Milos Skakal
Fonte copertina: tinnakornlek, da 123rf.com