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Mallen e Stefanini: la guerra è insostenibile, costruiamo la pace con il dialogo
Con la crisi internazionale scatenata dall’offensiva russa sulle città ucraine, l’Europa deve assumersi responsabilità politiche globali per la pace, al fine di garantire la transizione verso modelli di sviluppo equi e sostenibili. 3/3/22
L’invasione dell’Ucraina apre una nuova crisi mondiale che, oltre ai milioni di persone che ne stanno già subendo le drammatiche conseguenze, si ripercuote negativamente sull’intera umanità poiché frena la transizione verso modelli di sviluppo ecologici, equi e sostenibili su scala globale. In questo scenario l’Italia e l’Europa devono assumersi inedite responsabilità e compiere scelte difficili, nella prospettiva di costruire un futuro di pace e benessere sulla Terra.
L’AGENDA 2030 E IL RUOLO DELL'EUROPA
“La guerra rallenta il difficile percorso verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Onu 2030, mina la credibilità della politica e la stabilità delle istituzioni, innesca una spirale di sfiducia e di violenze, aumenta le disuguaglianze e le ingiustizie in tutto il mondo”. Lo affermano i presidenti dell’ASviS, Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini, richiamando l’attenzione sull’insostenibilità di tutte le guerre e sulla necessità di costruire la pace puntando sul multilateralismo e il dialogo tra le nazioni e i popoli. Una necessità particolarmente urgente per l’Europa - teatro di un conflitto dagli esiti imprevedibili - che alla luce della sua storia e della sua identità comune deve consolidare la propria capacità di azione.
In questi giorni l’Unione Europea ha preso decisioni senza precedenti, come l’erogazione di aiuti militari all’Ucraina. Insieme a buona parte della comunità internazionale ha imposto sanzioni economiche e finanziarie alla Russia. Per affermare una visione delle relazioni internazionali basata sul multilateralismo e il rispetto dei diritti e dare così un impulso determinante all’Agenda 2030 l’Unione Europea deve fare di più, assumendosi la responsabilità di diventare un attore politico rilevante a livello globale. Condividiamo in proposito l’auspicio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che abbiamo rilanciato nel rapporto ASviS 2021 proponendo di accrescere progressivamente, anche in via emergenziale e con procedure straordinarie, le prerogative di indirizzo e di strumenti di politica estera e difesa comune. Rendere concreti i poteri dell’Alto Rappresentante. Rendere operativi i piani, più volte archiviati, di un coordinamento europeo della politica di difesa, finora ‘lasciata’ alla NATO.
COSTRUIRE PONTI CON LA FORZA DELL'UNIONE
Una proposta da contestualizzare alla luce di altre iniziative, come il Quaderno sulle Sfide del Futuro dell’Europa e l’audizione sulla conferenza sul futuro dell’Europa l’ASviS , tramite cui abbiamo sostenuto che l’Unione Europea deve puntare sul suo potere normativo, sulla posizione di prima superpotenza commerciale al mondo e sulla rilevanza dell’euro per fare “il migliore uso della sua capacità di agire come promotore, broker onesto e costruttore di ponti per il dialogo”.
Un fine da tenere presente, nel momento in cui l’aumento delle spese militari rischia di sottrarre preziose risorse che dovremmo invece usare per promuovere nuove forme di sviluppo e di benessere, opposte a quelli basati sul dominio della forza. Per rendere l’economia davvero sostenibile occorre dunque la volontà politica di investire in energie pulite, welfare, educazione, cultura, protezione dell’ambiente, partecipazione civica, libertà di stampa, diritti umani. Scelte basate su valori potenti ma fragili, di cui l’Europa è portatrice nel mondo, che non possiamo dare per scontati ma promuovere costantemente, sia tramite l’economia sia tramite la cultura e il dialogo, di cui la guerra spazza purtroppo ogni possibilità”.
DAI FINI AI MEZZI: INVESTIRE NELLA PACE
Nel momento in cui si cerca di uscire dalla pandemia, puntando sulla transizione verso un modello di sviluppo diverso da quello distruttivo degli ultimi decenni, i presidenti dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile sono preoccupati del fatto che ingenti risorse vengano indirizzate ancora una volta per alimentare produzioni, consumi, ricerche e tecnologie che servono - in ultima istanza - a legittimare l’esistenza di nemici, la sfiducia reciproca e la violenza tra i popoli e le nazioni.
“Tutti gli sforzi che facciamo, le risorse della Terra da cui traiamo enormi flussi di energie e di beni materiali e immateriali, il denaro, le intelligenze, l’immaginazione, la progettualità, il lavoro, la bellezza che la nostra civiltà è capace di esprimere devono essere impiegati in modo diverso da quello a cui siamo abituati – proseguono Mallen e Stefanini – dobbiamo cambiare passo, per vivere bene noi e soprattutto le future generazioni, costrette ad adattarsi ad abitare un pianeta meno accogliente di quello che conosciamo, come ci ricorda anche l’ultimo rapporto pubblicato dall’IPCC, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite”.
L’Agenda Onu 2030 con i suoi 17 obiettivi è oggi l’unico piano condiviso da tutte le nazioni per affrontare il futuro. Le 193 nazioni riconosciute dall’Onu formano l’infrastruttura principale usata dall’umanità per organizzarsi e dialogare. L’obiettivo 16 dell’Agenda 2030 mira a promuovere la pace, la giustizia e la solidità delle istituzioni quali presupposti per costruire un mondo migliore, più equo e sostenibile.
LA PACE È UN BENE PUBBLICO GLOBALE
“Tra le riflessioni e le proposte sviluppate con il gruppo di lavoro sul Goal 16 in questi anni c’è quella di considerare la pace come un bene pubblico globale. Sulla pace poggiano infatti le basi affinché le istituzioni, le imprese, le organizzazioni della società civile e i singoli individui possano vivere bene. Poiché sappiamo che gli effetti della pace si possono definire e misurare, come emerge tra l’altro dal Quaderno ASviS Fratelli tutti alla luce dell’obiettivo 16 dell’Agenda 2030 – concludono Mallen e Stefanini – è necessario che l’Europa agisca per far concretizzare il suo motto ‘uniti nella diversità’ esportando non tanto le armi ma soprattutto i valori e la cultura. Quei valori e quella cultura intrinsecamente dinamici, interdipendenti, fragili ma allo stesso tempo potenti, che si generano con la partecipazione, la convivenza civile, lo stato di diritto, la libertà d’informazione, la democrazia. Le uniche leve per sperare di generare nuove prospettive di pace e di benessere per l’umanità”.
LA MOBILITAZIONE DELL'ALLEANZA
Per contribuire all’attivazione di queste leve intendiamo valorizzare le iniziative dei membri dell’Alleanza. Uno spazio informativo dedicato sarà aperto nei prossimi giorni sui nostri canali, per mettere in luce lo spirito di solidarietà che unisce la rete dell’ASviS e offrire riflessioni sul tema ricordando, come scritto nel preambolo dell’Agenda 2030, che “non ci può essere sviluppo sostenibile senza pace, né la pace senza sviluppo sostenibile”.
di Niccolò Gori Sassoli