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Realizzare lo sviluppo sostenibile a livello locale: una guida per la cittadinanza attiva
Governance multilivello, buone pratiche, coinvolgimento degli stakeholder: questi i temi al centro dello studio realizzato da WeWorld in collaborazione con l’ASviS. Emilia-Romagna e Lombardia i casi di studio. 8/7/22
È stato pubblicato lo scorso 27 giugno il rapporto WeWorld “La territorializzazione dell’Agenda 2030 in Emilia-Romagna e Lombardia” con l’obiettivo di fornire una mappatura delle buone pratiche territoriali avviate nelle due regioni per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), con un focus - in ottica di governance integrata - sulle azioni e sui processi delle comunità locali che prevedono il coinvolgimento della cittadinanza.
Curato dell’ASviS, lo studio è stato realizzato nell’ambito del progetto People & planet: a common destiny, finanziato dalla Commissione europea all’interno del Programma Dear (Development education and awareness raising programme), di cui WeWorld si fa promotrice in Italia, per sostenere la mobilitazione dei giovani nella lotta per il clima e rafforzare il ruolo delle autorità locali nell’adozione di politiche per lo sviluppo sostenibile.
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Il coinvolgimento degli attori locali. Nel primo capitolo del documento, con riferimento all’importanza dell’impegno delle comunità e degli enti territoriali per la realizzazione dell’Agenda 2030, viene citato il Sustainable development report 2021 secondo il quale 105 dei 169 Target degli SDGs (62%) non saranno raggiunti senza un coinvolgimento dei governi subnazionali, in accordo con la valutazione dell’Ocse. È dunque richiesto un protagonismo senza precedenti agli stakeholder attivi sui territori, ma risulta imprescindibile anche misurare i risultati con indicatori appositi e promuovere il coordinamento tra gli enti amministrativi, adottando una governance multilivello. Ne costituiscono un esempio le numerose Strategie regionali e Agende territoriali per lo sviluppo sostenibile elaborate, non solo in linea con quanto riportato nella Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (Snsvs) che rappresenta il quadro di riferimento, ma anche in coerenza tra loro. Ma come integrarle nella vita amministrativa degli enti locali? Gli strumenti più idonei sui quali incardinare gli obiettivi delle Strategie e delle Agende sono i documenti annuali di programmazione, il Documento di economia e finanza regionale, i Documenti unici di programmazione per gli enti locali (Province, Città metropolitane, Comuni). La legge infatti prevede che siano adottati con le stesse modalità e la stessa cadenza annuale per tutti i livelli istituzionali, indipendentemente dalla dimensione degli enti. In questo modo possono essere conseguiti i seguenti obiettivi:
1. la piena integrazione degli SGDs nel ciclo di programmazione dello Stato, delle Regioni e degli Enti locali, evitando che le Strategie e le Agende siano piani staccati dal contesto delle politiche di settore;
2. la costruzione di un quadro di coerenza di tutte le politiche fondato sui Goal e sui Target dell’Agenda 2030;
3. la rendicontazione dell’attività di tutti i livelli di governo in termini di impatto sulla sostenibilità dello sviluppo, con modalità comprensibili e trasparenti per i cittadini.
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Il sistema multilivello. Questo modo di concepire le Agende territoriali e le Strategie regionali e nazionale ispirate all’Agenda Onu 2030 rappresenta una sfida per tutte le amministrazioni e comporta un grande cambiamento nella cultura e nel loro modo di operare, che va di pari passi con quanto richiesto anche dal Next generation Eu, l’imponente programma europeo di ripresa postpandemica che prevede milestone e target con indicatori che misurano non solo la realizzazione degli interventi nei tempi previsti, ma anche il loro impatto sull’ambiente circostante e sulle comunità in termini di SDGs.
Il caso dell’Emilia-Romagna. Il 18 novembre 2021 la Regione Emilia-Romagna ha approvato la sua Strategia regionale per lo sviluppo sostenibile, prendendo le mosse dal Programma di mandato 2020-2025 della Giunta regionale e dal Patto per il lavoro e per il clima, sottoscritto nel 2020. I principali obiettivi del Patto mirano infatti a sperimentare nuove forme di partecipazione democratica a ogni livello, con particolare attenzione ai giovani e alle donne; accelerare la transizione ecologica; rimettere al centro il lavoro e il valore dell’impresa; orientare l’innovazione digitale “verso un nuovo umanesimo”; assegnare una nuova centralità al welfare come strumento di equità sociale e di contrasto alle disuguaglianze; riconoscere il ruolo decisivo delle città e delle università alla sperimentazione e all’innovazione.
Al fine di garantire la partecipazione del territorio sia nella fase di elaborazione della strategia che nella sua attuazione, l’Emilia-Romagna ha istituito il “Forum per la Strategia regionale Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”, basato sull’evoluzione, in un’ottica integrata, di esperienze partecipative regionali già affermate o in corso. Inoltre ha promosso una serie attività di educazione alla sostenibilità da cui hanno preso vita i Forum locali Agenda 2030, percorsi partecipativi e di co-progettazione realizzati per promuovere, divulgare e declinare in modo omogeneo ed efficace la Strategia regionale nelle diverse realtà territoriali.
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Il caso della Lombardia. Non dissimile dal percorso intrapreso dall’Emilia-Romagna, anche la Regione Lombardia ha avviato nel 2020 una consultazione multistakeholder attraverso il Forum regionale per lo sviluppo sostenibile, nell’ambito del quale ha condiviso il Documento Strategico ovvero una prima versione di quella a ottobre 2021 sarebbe poi diventata la Strategia per lo sviluppo sostenibile della Regione Lombardia. La Strategia prevede 94 obiettivi strategici articolati in cinque macroaree:
- salute, uguaglianza, inclusione;
- istruzione, formazione, lavoro;
- sviluppo e innovazione, città, territorio e infrastrutture;
- mitigazione dei cambiamenti climatici, energia, produzione e consumo;
- sistema eco-paesistico, adattamento ai cambiamenti climatici, agricoltura.
Ciascuna macro-area si apre con un paragrafo che traccia la vision per il futuro della Lombardia, seguito da tabelle di riepilogo sugli Obiettivi corrispondenti dell’Agenda 2030 e della Strategia Nazionale e sui target quantitativi di Regione Lombardia. Il percorso attivato prevede anche l’implementazione di un sistema di monitoraggio, l’organizzazione annuale del Forum regionale dove portare avanti il confronto costante con la società lombarda e una serie di attività di rendicontazione delle azioni proposte.
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Il Goal 16 e le buone pratiche di cittadinanza attiva. Il processo di mappatura e coinvolgimento degli attori istituzionali e non nella definizione delle Agende urbane di sviluppo sostenibile si configura come buona pratica per eccellenza nell’ottica del Goal 16 dell’Agenda 2030 che nei Target 16.6 e 16.7 mira rispettivamente a “sviluppare istituzioni efficaci, responsabili e trasparenti a tutti i livelli” e ad “assicurare un processo decisionale reattivo, inclusivo, partecipativo e rappresentativo a tutti i livelli”. Tale coinvolgimento punta infatti a garantire un’accountability reciproca tra gli attori del territorio e contribuisce all’avvio di un processo di governance condivisa. I processi partecipativi che hanno portato alla stesura delle Agende metropolitane delle Città metropolitane di Bologna e Milano ne rappresentano degli esempi significativi. Dalle testimonianze dirette di figure istituzionali e attori della società civile che vi hanno preso parte, sono emerse tuttavia alcune criticità e sfide aperte:
- è necessario coinvolgere un’ampia e diversificata platea di stakeholder non solo nella fase disegno delle strategie, ma anche nelle fasi di implementazione, monitoraggio e valutazione per esempio attraverso la costituzione di partenariati pubblico-privati (Ppp);
- il passaggio da obiettivi strategici ad azioni d’implementazione deve essere effettuato con tempestività, per non fare decadere i presupposti che compongono gli obiettivi, ma anche con metodi rigorosi, utilizzando in modo adeguato informazioni e dati raccolti;
- bisogna identificare adeguate e innovative modalità di dialogo e coinvolgimento delle nuove generazioni nei processi di definizione delle governance territoriali; in tal senso, è auspicabile prevedere percorsi partecipativi, ad esempio piattaforme permanenti, capaci di condividere i processi politici e decisionali, ma anche di fornire ai giovani strumenti per comprendere fino in fondo certe decisioni delle amministrazioni pubbliche.
di Elita Viola