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Per l’ASviS la Legge di bilancio “è prudente ma poco ambiziosa”. La sostenibilità non è un’autolimitazione dello sviluppo. L’inazione costa, gli investimenti verdi generano maggiori benefici per l’economia. 27/11/24
Il Decreto di legge (Ddl) di Bilancio in discussione è poco ambizioso e non contribuisce significativamente all’attuazione dell’Agenda 2030. È quanto emerge dal policy brief ASviS “Una legge di bilancio per il 2025 prudente ma poco ambiziosa per recuperare i ritardi dell’Italia rispetto all’Agenda 2030”, documento con cui l’Alleanza offre una prima valutazione dell'impatto della manovra sui 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, avanzando proposte per migliorare il testo. Dello studio se ne è discusso il 26 novembre, presso la CEOForLife Clubhouse Montecitorio, durante l’ASviS live di approfondimento sulla dimensione economica del Rapporto ASviS 2024, che ha raggiunto oltre 153mila persone con oltre 52mila visualizzazioni della diretta attraverso Vimeo, il sito asvis.it e i canali Facebook e YouTube ASviS, grazie anche alla collaborazione con Ansa e Rai per la sostenibilità - Esg.
Ad aprire il dibattito è stato il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini: “Nel Ddl in discussione in Parlamento ci sono alcuni interventi apprezzabili nella direzione dell’equità sociale, come l’intervento sull’Irpef, ma complessivamente non presenta quella coerenza e lungimiranza necessaria per stimolare investimenti privati sui settori fondamentali per il futuro dell’economia italiana, e per conseguire un netto miglioramento della condizione economica, sociale e ambientale del Paese in grado di centrare gli obiettivi che il Governo stesso si è dato nel 2023 con la Strategia nazionale di sviluppo sostenibile. Valutiamo positivamente il taglio di due miliardi e mezzo dei sussidi ambientalmente dannosi, tuttavia questi fondi non diventano sussidi favorevoli all'ambiente. Inoltre, il testo in discussione non prevede misure in grado di ridurre drasticamente la povertà assoluta e le disuguaglianze, di velocizzare la transizione energetica, di trainare l’innovazione di imprese e della Pubblica amministrazione. Per questo l’ASviS invita il Governo e il Parlamento a recepire le proposte contenute del Rapporto ASviS presentato a ottobre, e auspica che la Presidenza del Consiglio definisca al più presto il Piano di accelerazione dell’Agenda 2030 che l’anno scorso l’Italia si è impegnata a predisporre di fronte all’Onu, e coordini la sua attuazione, assicurando la coerenza delle politiche settoriali e il loro finanziamento negli anni a venire”. Giovannini ha poi ricordato che bisogna impostare il post 2026, anno in cui finiranno gli investimenti del Pnrr, per rafforzare gli interventi in grado di trasformare l’intero sistema-Italia, con l’obiettivo di renderlo più resiliente.
Disuguaglianze, clima, imprese: la Legge di bilancio non coglie le sfide del Paese
Dal Policy brief dell’ASviS: il ddl di bilancio è poco ambizioso e non contribuisce significativamente all’attuazione dell’Agenda 2030. Necessario rafforzare riforme e investimenti per accelerare la transizione ecologica e digitale. 26/11/24
Successivamente Lilia Cavallari, presidente dell'ufficio parlamentare di bilancio, ha ricordato che “l’inazione è costosa. Se pensiamo solo ai danni degli eventi atmosferici generati dalla crisi climatica il costo è di 34 miliardi di euro in Europa, e si arriva fino a 170 miliardi nei prossimi anni. Per l’Italia il costo attuale è di due miliardi l’anno, e in prospettiva di sette. Bisogna dunque allungare lo sguardo, in questo il nuovo patto di stabilità europeo fornisce un aiuto. La Ldb in discussione rappresenta l’avvio di un processo di consolidamento. Dai primi conti risulta che le risorse destinate alla sostenibilità ammontano a circa un miliardo di euro per il 2025, e arrivano a 1,9 miliardi nel 2027. Le risorse per la coesione sociale e l’inclusione sono nell’ordine dei 17 miliardi di euro per il prossimo anno. In un quadro di bilancio che ha risorse scarse, è importante che qualunque misura sia monitorabile in modo tempestivo, per agire efficacemente”. Inoltre, Cavallari ha aggiunto che accelerare sull’attuazione del Pnrr significa aumentare gli investimenti verdi, i quali hanno un livello di moltiplicatore più elevato degli investimenti ‘convenzionali’.
Per Valentino Valentini, viceministro delle Imprese e del made in Italy, “Dobbiamo dimostrare ai mercati che stiamo tenendo fede agli impegni presi. Per quanto riguarda le catastrofi di cui si parlava prima, abbiamo inserito nella Ldb la norma che permette la mutualizzazione del rischio tra settore privato e pubblico, per rendere i premi quanto più equilibrati possibile. Sappiamo quanto è fragile il nostro territorio e quali sono i prezzi dell’inazione. In merito alle politiche industriali nel mio dicastero abbiamo mantenuto le misure di industria 4.0 e 5.0, purtroppo qui scontiamo un certo ritardo. Con la fine del Pnrr rischiamo di perdere parte del risultato che abbiamo raggiunto. In Europa dobbiamo poi cercare nuovi Next generation, e bisogna interrogarsi su come sostenere tutto ciò a cui abbiamo dato inizio in materia di investimenti e di creazione di imprese e start-up. La componente del trasferimento tecnologico è poi imprescindibile per mantenere vivo il nostro settore produttivo. Con questa Ldb si è cercato di fare il possibile, nei prossimi anni cercheremo soluzioni creative e non distruttive. Per quanto riguarda il settore dell’auto due osservazioni: la crisi è globale e colpisce soprattutto l’occidente; vista la situazione è pensabile che ci sarà un rallentamento nella transizione di questo settore. Dobbiamo aiutare le aziende a investire di più, evitando di sovvenzionare l’acquisto di prodotti esteri”.
Sul tema energetico, Valentini ha sottolineato che il sistema Italia ha dovuto negli scorsi anni sostituire parte del gas russo con il Gnl, grazie all’uso di rigassificatori, che ci sono stati importanti investimenti nel settore rinnovabile e che il nucleare è “parte della nostra strategia industriale”.
Sulla sostenibilità e sulla produttività si è soffermata Elena Bonetti, Commissione bilancio della Camera dei deputati: “La sostenibilità è stata raccontata come una sorta di autolimitazione dello sviluppo, senza cogliere invece che esiste un approccio generativo e temporale. C’è una evidente necessità di tenuta dei conti, ma all’interno di questo vincolo possiamo scegliere con la Ldb in che modo far lavorare le diverse variabili per far migliorare la situazione. Per esempio, ritengo che l’aver investito 17 miliardi di euro nella revisione del carico fiscale poteva essere fatta meglio, magari chiedendosi che effetto ha la misura sulla riduzione della povertà e della disuguaglianza. Anche dal punto di vista della produttività, la Ldb non fornisce un aiuto. Siamo un Paese che cresce dello zero virgola, oggi il vero rischio che abbiamo è quello di perdere uno degli elementi di profondo rilancio, che era quello della definizione degli obiettivi e del loro monitoraggio. La sostenibilità si basa su questo, e il Pnrr ha assunto questi principi chiave, necessari per la definizione di una strategia trasversale”.
In merito alle politiche industriali e alla direzione che le istituzioni hanno dato al Paese e all’Europa, Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil, ha posto una serie di domande: “Non avere investito nel settore pubblico per anni è stato un errore, in modo particolare sui trasporti. Al netto della polemica, è chiaro che c'è un sistema che prova a recuperare risorse tagliando su tutto il settore pubblico, senza fare analisi da un punto di vista della coesione sociale. Dal mio punto di vista, dello sviluppo sostenibile se ne stanno interessando in pochi. Sull’Europa, riguardo alle politiche energetiche e alle politiche industriali, qual è la scelta chiara? Per esempio, nel patto di stabilità non c'è un calcolo degli investimenti necessari per la transizione climatica, ma per la difesa sì. Inoltre, quali sono le politiche energetiche del nostro Paese? Per il nucleare serviranno almeno dieci anni, ma il problema del costo dell’energia ce l’abbiamo ora. Sulla politica industriale del Paese, e anche sull’automotive, quali sono le scelte fatte? Questo ancora non ci è chiaro e, ricordo, che le scelte determinano la vita delle persone. Cosa fa il governo per calmierare i prezzi energetici? Questa non è propaganda, e vorremmo delle risposte”.
Angelo Camilli, vicepresidente di Confindustria, ha così commentato il tema energetico: “Scontiamo un ritardo strutturale. Paghiamo l’energia il doppio della media europea e, nonostante questo, le imprese riescono a restare competitive. Per noi la strada del nucleare è obbligata, anche se avrà effetto nel lungo termine. Un provvedimento europeo importante è la creazione di un mercato unico, anche se l’Europa mostra difficoltà a ragionare in modo condiviso. Paradossalmente oggi l’Italia, con tassi di crescita tiepidi, viene comunque ritenuto un Paese più attrattivo di tanti altri, il mondo dei capitali si sta per esempio rivolgendo più verso l’economia italiana che verso quella francese e tedesca. Pur apprezzando la prudenza della Ldb, riteniamo che sia carente sul fronte degli investimenti e della crescita. Per questo abbiamo proposto una modifica dell’Ires a fronte di investimenti sull’innovazione. Temiamo che si disperda quello slancio che l’economia italiana ha saputo mostrare in anni recenti. La manovra necessita di essere rafforzata sul versante dell’accesso al credito”.
Giordano Fatali di CEOforLife ha lanciato poi un appello: “Manca un metodo condiviso che metta le imprese in dialogo con le istituzioni centrali e locali. Dobbiamo puntare sulle tre C: competenze, collaborazione e competitività. Noi lavoriamo per creare task force nazionali per portare il metodo manageriale nel mondo istituzionale in modo virtuoso, puntiamo a diffondere progetti di business sostenibile e a sensibilizzare sul piano culturale. Io lancio questo appello: vogliamo lavorare insieme per creare una piattaforma di ascolto tra imprese e istituzioni?”
Infine è intervenuto Maurizio Lupi, presidente del gruppo Noi moderati della Camera dei deputati: “Credo che ci siano una serie di elementi su cui confrontarci. Bisognerebbe comprendere, anche in base ai rapporti come quello dell’ASviS, come utilizzare al meglio le risorse che abbiamo. Piaccia o meno, con la Ldb abbiamo fatto la scelta di non disperdere le poche risorse a disposizione. È vero che durante la campagna elettorale uno dei temi posti era quello di diminuire il cuneo fiscale per i lavoratori, e lo abbiamo fatto. L’obiezione della legge dello scorso anno era che si trattava di una riduzione temporanea. L’obiezione sulla Ldb di quest’anno, dopo che il provvedimento è diventato strutturale, è che la riduzione non è aumentata rispetto al passato. Però se hai 30 miliardi di euro a disposizione, e 19 su 30 li destini a rendere strutturale l’abbassamento del cuneo fiscale e dell’Irpef per i lavoratori, a mio parere è ingiusto dire che non si tratta di una scelta importante. È sufficiente? No, ma occorre fare i conti con il realismo. Auspico che sindacato, governo e Parlamento facciano la propria parte, cercando di comprendere però che questo non è il momento della contrapposizione ma più del dialogo e della costruzione”.
Giovannini ha chiuso l’incontro ricordando la proposta dell’onorevole Colucci, che presiede l’intergruppo parlamentare sullo sviluppo sostenibile, emersa nel precedente ASviS Live, di avere una discussione aperta dopo la sessione della Legge di Bilancio sul Rapporto annuale dell’ASviS con i parlamentari. Ha infine ricordato la necessità della valutazione ex ante ed ex post delle politiche, perché “quando le risorse sono limitate, è importante anche che i cittadini sappiano qual è l’impatto atteso”.
Da sinistra a destra: Enrico Giovannini, Lilia Cavallari, Valentino Valentini, Elena Bonetti, Pierpaolo Bombardieri, Angelo Camilli, Giordano Fatali, Maurizio Lupi